English takes you anywhere – 6a puntata “last but not least”

Come molti viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.

Benjamin Disraeli

di Alessandro Sbarile -È difficile fare un bilancio di questo viaggio, mi affido quindi ad alcuni appunti sparsi; anzitutto la parola inglese che ho sentito pronunciare più spesso in questi giorni è “amazing”, che significa “stupefacente, sorprendente”; è bello che ci si riesca ancora a sorprendere, delle grandi e delle piccole cose che una città come Londra può offrire..

Chi parte per Londra sappia che i mezzi pubblici sono cari rispetto ai nostri standard, sia facendo l’abbonamento sia dotandosi della “Oyster Card” (carta ricaricabile con cui si può salire sui mezzi fino a esaurimento del credito); detto questo l’efficienza è piuttosto alta. Sempre a proposito di trasporti, sono salito sui famosi bus a due piani, non li ho sperimentati in situazioni estreme (come frenate di emergenza o altro), ma di base il sedile è appena una cinquantina di centimetri più alto rispetto a quello di un qualsiasi pullman turistico, ergo nulla di sconvolgente.

Come ho già detto le costruzioni difficilmente sono più nuove di un secolo fa, il grosso del lavoro di modifica che viene fatto sugli stabili riguarda solitamente gli interni; piccola controindicazione di questa politica in alcune circostanze può essere la brutta vista che si ha sul retro degli edifici, meno curati del fronte. Tuttavia sono rimasto colpito in positivo da una città, che si estende lungo il Tamigi per alcune decine di chilometri, che ha anzitutto uno sviluppo “orizzontale” prima che “in altezza”, con palazzine solitamente non altissime (eccezion fatta per la City, che ha un’origine più recente).

Posso confermare i luoghi comuni sul caffè inglese, poco cremoso e decisamente lungo: rischiare quello che lassù viene chiamato “espresso” per un italiano è un affronto.

Ero preparato ad affrontare il pazzo clima inglese ed alla fine mi sono trovato a vivere uno dei mesi di giugno più caldi della storia britannica: un’ora di pioggia in cinque giorni a Londra rappresenta un’assoluta rarità; devo ritenermi fortunato, felpa e keeway sono rimasti nella borsa.

È bello aver avuto l’opportunità di vedere ed imparare qualcosa dal paese e dalle persone che mi hanno ospitato; è facile dirlo in frangenti come questi ma il confronto arricchisce chi ci si mette in gioco. Ho sempre pensato che i compagni di viaggio siano importanti quanto la squadra che si percorre, ringrazio quindi Roberto, senza la cui disponibilità e generosità Londra sarebbe stata un miraggio, Pietro e Natalia per aver reso queste giornate dense umanamente prima che dal punto di vista turistico.

Questo è stato il mio viaggio, la mia Londra.

* fratelli della costa: la rubrica Corsara di Alessandro Sbarile e Alfredo Sgarlato