di Romano Strizioli – L’articolo di Pinna su Sanguineti è l’esempio di come sul web locale ci dovrebbe essere anche spazio per gli interessi generali e non solo la continua rimasticatura di quel chewing gum già masticato, ovvero l’incessante carosello dei comunicati stampa. Un sito giornalistico non dovrebbe pubblicare solo comunicati. Sì, lo so benissimo che altre scelte presuppongono lavoro e quindi risorse finanziarie che non ci sono. Ma, d’altra parte, chi costringe qualcuno a tenere aperto a tutti i costi un sito?

Intervengo per riferire una impressione a proposito di Sanguineti. Forse era inevitabile, ma i discorsi giornalistici su di lui hanno finito per mettere in risalto solo gli aspetti più superficiali della sua produzione letteraria ed intellettuale. La sua intelligenza acuta e funambolica non era fine a se stessa, ma nasceva sul terreno saldo di una visione materiale della realtà poi letta ed interpretata con l’acume e la profondità che solo sa fornire la dialettica.

Si dice delle “Pulsioni utopiche” e di quelle “anarchiche” di Sanguineti, quando si dovrebbe partire affermando l’insopportabilità dell’ingiustizia diffusa e dello sfruttamento. Il poeta ligure (che si era dato il compito di tentare un profilo ideologico del nostro tempo) quasi si schernisce dietro i giochi del pensiero quali tentativi per penetrare (e quindi mettere le premesse per rivoluzionare) l’esistente.

Sanguineti è il poeta che vede il re nudo e che riparte dal dire (in modo tale che i palati fini e sofisticati hanno certamente giudicato disdicevole): esiste l’odio fra le classi sociali, fra ricchi e poveri. Certo che esiste questo odio reciproco: i ricchi sono ricchi perché i poveri sono poveri.

Trovo inoltre che la neoavanguardia del Gruppo 63 sia oggi sopravvalutata. Di quel gruppo, Sanguineti fu compagno di viaggio ma con ben altra caratura intellettuale e tensione politica rispetto a quasi tutti gli altri aderenti che ricorsero a quelle schermaglie per conquistare case editrici, università, notorietà.

Complimenti, comunque, a Pinna che cerca di affrontare discorsi culturali seppure con quel pizzico di ingenuità di chi crede che a cambiare il mondo siano le parole e non i rapporti di proprietà. Rapporti di proprietà che mutano con il metro delle epoche e non già (ahimé!) col metro dell’umana esistenza. (Chissà se Sanguineti avrebbe sottoscritto questo giudizio…).