Sanguineti, gli ottant'anni ti minacciano: doppio appuntamento a Savona alla scoperta dell'OpLePo

di Fabrizio Pinna – “raccomando ai miei posteri un giudizio distratto, per i poeti del mio tempo: / (perché fu il tempo, dicono, della distratta percezione)“, “(e oggi, guarda, mi sorprendo che canticchio, / facendomi la barba, all’improvviso: “Montale, gli ottant’anni ti minacciano…” *)”. È lo stile inconfondibile, parodico, ironico e in fondo sempre malinconico, di uno dei maggiori intellettuali e poeti italiani del secondo Novecento, Edoardo Sanguineti, ormai giunto anche lui proprio alla soglia degli ottant’anni che compirà a dicembre. Da quando scriveva questi versi dedicati in controcanto all’amico “avversario” Montale, di anni ne sono passati più di trenta. Altri tempi, altra epoca quasi, ma Sanguineti non ha perso nulla di quella sua grande, lucida, pungente passione umana e civile, (con)divisa per tutta la sua vita tra politica, cultura e poesia, e sempre animata, in fondo al di là delle sue note predilezioni ideologico/culturali sospese tra Marx e Freud, da quella “pulsione di anarchia” che – quasi in un mal dissimulato gioco di specchi – da studioso di letteratura ha spesso indicato come il fondo comune di tutta la tradizione degli scrittori d’avanguardia.

Oggi, sabato 10 aprile, Edoardo Sanguineti sarà a Savona per un doppio appuntamento organizzato dalla Ubik: intorno alle 17 chi vorrà “conoscerlo direttamente, avere consigli e suggerimenti, scambiare pareri ‘letterari’, lo potrà infatti trovare in giro per la libreria” di viale Italia nella veste di “libraio d’eccezione”. Poco più tardi, alle 18, il secondo appuntamento in Sala Rossa del Comune di Savona per la presentazione del suo recente opuscolo poetico “Capriccio oplepiano. Pretesti”. Al centro dell’incontro, introdotto da Renata Barberis e che vedrà anche la partecipazione di Raffaele Aragona e Paolo Albani, sarà “L’OpLePo: la poesia come gioco”.

“Gli scrittori oulipiani sono dei topi che costruiscono da sé il labirinto da cui si propongono di uscire” diceva Raymond Queneau e l’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale), nato a Capri nel 1990, è proprio una rivisitazione italiana dell’OuLiPo fondato a Parigi nel 1960 da Francois Le Lionnais, con le adesioni, appunto di Queneau – uno dei suoi massimi animatori – Calvino, Perec e altri grandi scrittori di quella generazione. “’Opificio’ è un luogo nel quale si opera, si produce; nel caso di specie si producono ‘strutture’ letterarie; è traduzione libera, ma significativa, del francese ouvroir, del quale ripete il tono ironico. L’opificio è una fabbrica di strutture, di metodi, dei quali interessa dimostrare la potenziale capacità di produrre testi. Strutture acrobatiche, restrizioni dei testi e sintattiche le quali sconfinano in virtuosismi sintattici e linguistici, contraddistinguono l’essenza operativa dell’Opificio”.

La stesse “acrobazie” che si ritrovano in magistrale esecuzione nella piccola plaquette “Capriccio oplepiano. Pretesti” di Edoardo Sanguineti, la numero 30 della Biblioteca Oplepiana, dove si trova anche inciso in affilata punta di penna l’immancabile “epilogo, ovvero sonetto”: “posso anche, caro mio, chiudere in versi / spiegando che si illude, per sedurre / (e molto ci si illude) con diversi / accorgimenti: vedi che ridurre / a tutto si può un niente (con perversi, / come noi, poliformi) onde condurre / il tutto a un niente (e qui, bene conversi / e convertìti, è possibile addurre / esempi, i favorevoli, gli avversi, / senza fine, onde, quindi, indurre e abdurre / abducendo, inducendo, i presi, i persi / che noi saremo: e aiuto, occurre, accurre!) / lunga è la storia, e me, qui, mi congedo: / io ho detto e molto e poco, forse, credo: (Genova, 30 agosto 2009)”.

60.

raccomando ai miei posteri un giudizio distratto, per i poeti del mio tempo:
(perché fu il tempo, dicono, della distratta percezione):

è inutile pensare, adesso,

ai neostrutturalisti dannunziani (e a tutti gli “orecchini” che verranno, se verranno):
(come è inutile diagnosticarli, rigidi, questi sciamani di Lucifero, e le loro squisite
disperazioni, tra le fedi e le speranze dell’ultima spiaggia borghese, tra i lampi
ardenti dell’apologetica indiretta apocalittica):

io non sono così, e non voglio

essere così: (e l’altra sera potevo concludere, all’Italsider, confessandomi chierico):
sono un chierico rosso, e me ne vanto:

(e oggi, guarda, mi sorprendo che canticchio,

facendomi la barba, all’improvviso: “Montale, gli ottant’anni ti minacciano…”):

* Edoardo Sanguineti, Segnalibro (Postkarten LXVII poesie, 1972-1977), Feltrinelli, Milano 1989

Edoardo Sanguineti è considerato tra i più importanti poeti contemporanei viventi. Nato a Genova nel 1930, qui vive e insegna letteratura italiana all’Università, presso la Facoltà di Lettere. È stato docente universitario anche a Torino e Salerno. Nel 1979 è stato eletto deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, restando in Parlamento fino al 1983. La sua attività letterale ricopre molti generi e ambiti. Come poeta ha dato inizio fin dagli anni Cinquanta ad una ricerca avanzata della neoavanguardia, con Laborintus (1956) cui hanno fatto seguito molte raccolte. Egli in particolare è stato compreso nell’antologia dei Novissimi nel 1961 e ha fatto parte del celebre Gruppo 63, legandosi alla ricerca della neoavanguardia, di cui ha rappresentato l’ala più impegnata a livello politico-ideologico. Altri poeti e scrittori appartenenti al gruppo sono stati Umberto Eco, Luciano Anceschi, Elio Pagliarani, Nanni Balestrini. Nel campo della narrativa ha pubblicato Capriccio italiano (1963) e Il giuoco dell’Oca (1967). Ha composto anche testi per il teatro. Copiosa è anche l’attività saggistica dell’autore. Ha collaborato con vari artisti, anche al di fuori dell’ambito letterario specifico, con le avanguardie musicali (Luciano Berio, per il quale ha scritto vari libretti), pittoriche (Enrico Baj) e teatrali (fra tutti Luca Ronconi e Andrea Liberovici). Inoltre, Sanguineti è autore di una antologia della Poesia Italiana del Novecento (1969), tuttora fondamentale. Ha collaborato a diversi quotidiani come ” Paese Sera”, “L’Unità”, “Il Lavoro”.