di Matteo Ciangherotti – In seguito alle voci su una nuova inchiesta che riguarderebbe un parroco di Savona accusato di pedofilia (i fatti risalirebbero a molti anni fa), la diocesi savonese “risponde” con un editoriale uscito oggi sulle pagine del Letimbro. Il direttore del giornale, don Angelo Magnano, affronta il delicato problema dei sacerdoti coinvolti in casi di pedofilia. Le sue parole sono rivolte ai lettori e sono lo spunto per una riflessione comune sul tema che, ultimamente, con le accuse al Papa provenienti dai giornali americani e i casi di pedofilia in Irlanda, ha acquisito una forte rilevanza mediatica.

“I lettori sicuramente si aspetteranno che Il Letimbro si esprima sulla vicenda – di grande risonanza mediatica – che ha visto coinvolto un sacerdote della nostra diocesi nell’accusa di pedofilia”, è l’apertura dell’editoriale.  “Silenzio non sia, dunque, ma discrezione sì. Perché è quanto meno imprudente esprimere giudizi su una materia che attende di essere passata al vaglio della Magistratura e presenta risvolti piuttosto complessi”, continua Magnano, fornendo una lettura precisa della lettera che Benedetto XVI, dopo i fatti perpetrati di pedofilia, ha spedito ai cattolici irlandesi: “Analisi lucida ed onesta degli abusi commessi, ma al contempo invito, rivolto a tutti, a non perdere la speranza. Che significa, per le vittime, accogliere una possibile riconciliazione con la chiesa con la rielaborazione del proprio vissuto doloroso e, per i colpevoli, riconoscere apertamente la propria colpa, sottomettersi alle esigenze della giustizia, ma non disperare della misericordia di Dio”. L’editoriale si conclude quindi con uno sguardo sul futuro della diocesi savonese, parole prive di un facile giustizialismo ma anche di un ignobile tentativo di nascondere i fatti: “Chiudere gli occhi non è evangelico. Minimizzare i problemi non è evangelico. Evitare i “no” educativi non è evangelico. Rimandare le decisioni per paura non è evangelico. Comunque andrà a finire la vicenda del sacerdote savonese, la diocesi non ne uscirà bene se si sarà limitata a “lapidarlo” metaforicamente, ma solo se avrà avviato un profondo ripensamento della qualità cristiana delle proprie scelte, nel solco del programma che è stato maturato dopo il Convegno dello scorso anno”.