Cosa resterà di questi anni zero (seconda parte)

di Alfredo Sgarlato – Per quanto riguarda il cinema nello scorso decennio si è molto parlato di crisi, del resto è dal 1914 che il cinema viene regolarmente dato per morto e risorto, quindi non è il caso di preoccuparsi. La crisi riguarda in realtà gli incassi delle sale, dato che i molti canali TV, l’home video, e soprattutto la pirateria (che danneggia il cinema molto più che la musica), hanno fatto sì che la sala non sia più il principale luogo di visione dei film.

Dal punto di vista creativo la quantità di opere valide è stata molto elevata, anche se in gran parte da autori già affermatisi in precedenza. Il cinema americano, essendo il più conformista e commerciale, può permettersi al suo interno mine vaganti come David Lynch, che con Mulholland Drive ci ha dato il più bel film degli ultimi trent’anni; Quentin Tarantino che ci ha regalato due monumenti come Kill Bill e Bastardi senza gloria, i fratelli Coen, che dopo un periodo un po’ sottotono realizzano due film definitivi come Non è un paese per vecchi e A Serious Man; Paul Thomas Anderson con l’ottimo Il Petroliere (e a proposito di Anderson trascurate il sopravvalutatissimo Wes e cercate il sottovalutatissimo Brad), i visionari Todd Haynes e Todd Solondz, l’inquietante M. Night Shamalyan, il fiore matto Michel Gondry e soprattutto il magnifico Clint Eastwood, capace di piazzare sei o sette film da “5 pallini”, mentre Tim Burton alterna gioielli (Big Fish, La fabbrica di cioccolata) e opere stanche.

Tra i grandi vecchi si mantiene in buona forma Spielberg, in caduta Scorsese, il ritornato Francis Coppola oggi è molto meno interessante di sua figlia Sofia e Woody Allen è tornato a suoi livelli passati. Nel cinema d’evasione grande successo per le saghe fantasy, per i supereroi Marvel, moltissimo horror (in gran parte ciofeche, escluso il capolavoro Planet Terror di Robert Rodriguez), ma si può dire che in fatto di prodotto commerciale le serie TV siano molto più creative del cinema di genere.

Dal resto del mondo i cinefili hanno apprezzato l’esplosione del cinema coreano con l’affermazione di due grandi autori, Kim Ki Duk e Park Chan Wok e molto buon cinema di genere, mentre cala Hong Kong, eccetto un cineasta magnifico come Wong Kar Wai , Cina, Taiwan e Giappone fanno incetta di premi ma i film si vedono solo a “Fuori Orario”, il cinema iraniano lotta con un regime sempre più dispotico, si afferma il cinema israeliano (cercate il gioiellino Meduse di Etgar Keret), il cinema africano sembra scomparso, dal Sud America arriva qualcosina ogni tanto.

In Europa il cinema inglese non è entusiasmante come negli anni ’90 ma qualche bel colpo lo fa sempre; in Irlanda scomparso Alan Parker mentre Neil Jordan continua a fare grandissimi film che passano inosservati dai più (Fine della storia, Triplo Gioco, Breakfast on Pluto…). Il cinema tedesco dopo un lungo silenzio torna a piazzare film memorabili come Goodbye Lenin, Le vite degli altri, La banda Baader- Meinhof. Il cinema dell’est si direbbe sia morto con il comunismo, se escludiamo qualche autore come il grandissimo Alexander Sokurov o il promettente Jan Sverak (cercate il commovente Dark Blue World)e anche Emir Kusturica sembra perso per strada. Peccato, il Leone d’oro al bellissimo Il ritorno di Andrey Zviagintsev faceva ben sperare.

In Scandinavia, più che le inutili provocazioni del sempre più cialtrone Lars Von Trier il modello da seguire sembra essere fortunatamente Aki Kaurismaki, che però, dopo averci dato un capolavoro assoluto come L’uomo senza passato sembra non avere più voglia di fare film. Il pluripremiato nuovo cinema rumeno mi sembra ancora troppo acerbo e autoreferenziale. La Spagna oltre ai due Autori con la A maiuscola Almodòvar e Amenabar (sperando che ci lascino vedere Agorà) produce molti horror e commedie entrambi ottimi quando la firma è di Alex de la Iglesia, altrimenti meno. La Francia sembrava in mano a brutte copie dei cattivi maestri fratelli Dardenne e per un po’ ci volevano i grandi vecchi della Nouvelle Vague per vedere un gran film. Ma da un paio d’anni a questa parte film come La Classe, Stella, Welcome, Lourdes, Il Riccio, quelli di Ozon, quelli di Audiard ci mostrano una cinematografia di nuovo ai suoi livelli migliori.

E l’Italia? Sarà in crisi, ma film buoni se ne vedono e anche molti. Gli exploit di Garrone, Sorrentino, Crialese; gli ottimi debutti di Molaioli, De Gregorio, Capotondi ed altri, i sempre affidabili Moretti, Soldini, Piccioni, Luchetti, il ritorno in vetta di Bellocchio (i critici che non hanno capito Vincere vadano a lavorare…), Ozpetek e Tornatore che personalmente non amo ma incassano bene, senza contare quel cinema di cassetta che può non piacere, anzi spesso fa veramente schifo, però incassa e il cinema vive su questo. Il nuovo decennio si apre nel segno del 3D: e questa è una storia nuova ancora tutta da raccontare.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato