Regionali Liguria, intervista a Melacca (Idv): “Manca una presa di coscienza del territorio”

di Alessandro Sbarile – Cosimo Melacca, 51 anni, imprenditore agricolo di Rialto, è uno dei candidati consiglieri dell’Italia dei Valori (partito che appoggia il Presidente uscente Claudio Burlando) alle prossime elezioni regionali. Presidente Regionale e Vice-Presidente Nazionale di Agriturist, organizzazione di categoria delle aziende agrituristiche.

Melacca, che il prossimo 11 marzo alle ore 21 terrà un incontro elettorale a Calice Ligure, si ricandida dopo il buon successo riscosso alle ultime provinciali, dove si classificò terzo nella lista dei dipietristi e ottenne un buon bottino di preferenze nel territorio finalese: “occuparsi dei cittadini – spiega Melacca – è un dovere, un privilegio e una responsabilità, perciò non si può pensare allo stipendio ma alla passione”.

D.: Cosa l’ha spinta a candidarsi a queste elezioni regionali?

R.: La voglia che mi ha generato il sindacato di rappresentare le persone dimenticate, come chi non arriva alla fine del mese o che vivono nell’entroterra e faticano a gestire la quotidianità, o l’imprenditore di cui ci si ricorda solo in campagna elettorale.

Per questo vado solo da chi conosco e attraverso loro faccio rete, infatti non faccio campagna con molti soldi, punto sulla la rete perché è quello che fa vincere, bisogna partire dalla base e rappresentare le persone dalla base e quando si chiede consenso si ha forza maggiore, mentre invece ci sono signori molto ricchi che fanno grandi campagne elettorali ma non hanno contatto con la realtà; io se non lavoro non mangio, mentre spesso in politica ci sono avvocati o medici, che puntano ad aggiungere al potere economico quello politico, mi chiedo come fa uno che prende 10000 Euro a capire chi ne guadagna 1000.

L’attività nel sindacato la faccio per la pancia, certe cose o le hai dentro o le fai per soldi, io lo faccio per il territorio e per chi lo fa funzionare vivendoci, dai contadini ai cassintegrati Piaggio o gli imprenditori, questi voglio rappresentare; la Regione oggi legifera, ha la responsabilità di portare avanti un’azione logica nel tempo non nell’immediato

Sono carico di entusiasmo e di rabbia perché molti non vogliono rappresentare ma soltanto il potere; io non prometto nulla ma voglio lottare per certe cose, per esempio voglio abbassare gli stipendi dei consiglieri, se sei un capofamiglia non chiedi sacrifici se non li fai tu.

D.: Al centro della sua attività politica e imprenditoriale c’è grande attenzione per il territorio…

R.: Abbiamo un territorio impervio e un’agricoltura che fa fatica a creare reddito, ma il contadino deve avere reddito perché sennò non c’è la possibilità di creare un insediamento; serve una motivazione per questo, il turismo deve essere il legame con la vendita del prodotto. La costa è stata soffocata negli anni 60 ma l’entroterra può diventare polmone per le spiagge, non ci devono essere due “Ligurie”, ma una sola e grande.

Inoltre occorre puntare sul sostenibile, sulle biomasse, sul vento, sul bosco, sul fotovoltaico, che nella mia impresa sto facendo, sempre in questo senso nel mio programma c’è un chiaro no al nucleare. Bisogna picchiare per salvaguardare territorio; idem sulle seconde casa, dico no a paesi fantasma ma sì a veri insediamenti, servono vincoli ed infrastrutture; no all’abuso edilizio, alle seconde case fatte solo per i soldi, se avessero avuto attenzione non saremmo soffocati, serve attenzione.

D.: La politica territoriale si innesta in quella turistica, come farle coesistere?

R.: Liguria ha tipicità e territorio, ho un azienda agricola nata a partire da quattro pietre e che oggi muove molte persone e ha fatto conoscere questo territorio, questo è stato possibile anche grazie ad una legge fatta bene. Occorre alimentare questo sviluppo e valorizzarlo, ad esempio con le mountain bike o i cavalli, creando reti e legandolo alla costa: per esempio senza pullman o senza la linea ADSL è isolato: a Rialto l’imprenditore non ha stessa velocità, ha strumenti più bassi e deve correre il doppio, dobbiamo fare in modo che queste realtà si colleghino.

D.: Cosa manca in questo senso alla nostra Regione per raggiungere un equilibrio?

R.: Manca una presa di coscienza del territorio fattibile vivendoci: un avvocato o un medico non può capire le esigenze dell’entroterra o di un operaio, chi vive così lo può capire, altri puntano soltanto a stipendi più alti.

D.: Lei è anche consigliere comunale in un piccolo comune, come un’istituzione come la regione può influenzare realtà così apparentemente lontane?

R.: La Regione può fare molto, può capire il territorio: Burlando è venuto la settimana scorsa a casa mia, a margine di un appuntamento, non ho voluto pubblicizzare questo incontro per non sfruttarlo elettoralmente; mi ha detto che abbiamo bisogno di persone con la percezione della realtà, mentre spesso chi è in Regione dà l’impressione di vivere su Marte. Durante questa campagna elettorale farò due incontri, uno a Calice ed uno a Rialto per parlare del programma: credo inizierò da un filmato di Antonio Albanese che fa Cetto Laqualunque, lo confronti con un politico e ci si rende conto che le promesse fatte sono cazzate! Vorrei chiedere a questi signori: fino ora dove sei stato? Siete maghi?

D.: Qualora divenisse consigliere regionale manterrebbe la carica di consigliere comunale?

R.: Non sono ferrato sul discorso delle incompatibilità, non voglio fare accumulo, il mio obiettivo e fare bene una cosa, non ci ho pensato ma molto probabilmente mi dimetterei da consigliere comunale, carica per cui, lo preciso, non prendo soldi, anche perché per la mia comunità faccio di più come imprenditore che come consigliere, dove sono all’opposizione e decide la maggioranza, ad esempio sul discorso del sistema di privatizzazione dell’acqua, perché sono contro la privatizzazione di un bene pubblico, piuttosto che accettare quella cosa io mi sarei fatto commissariare.

D.: Nelle sue campagne elettorali punta su messaggi molto diretti (ricordo lo slogan della campagna per le scorse provinciale, che diceva “Incazzato quanto voi”) perché l’ha impostata così? Non c’è il rischio di essere demagogici?

R.: Demagogico è un termine usato dai politici che non sanno confrontarsi col popolo, togliere privilegi non è demagogia; io voglio lottare per certe cose; a volte vedo nei dibattiti televisivi che quando non si sa cosa dire si dice all’avversario che è demagogia, io punto alla sostanza.

D.: Dovesse riassumere la sua azione politica in poche parole?

R.: “È una delle rare volte in cui viene candidato uno che per vivere lavora come voi”, inoltre “L’entroterra per essere capito va vissuto, lavorato e amato”, sono messaggi miei che vivo profondamente.