Ritorna a Finalborgo Dinô da nùxe, la manifestazione in costume medievale

Finalborgo, Castel San Giovanni, domenica 3 gennaio dalle 14,45 Dinô da nùxe: manifestazione in costume medievale, organizzata dall’Associazione Centro Storico del Finale” e patrocinata dal Comune di Finale Ligure.

Quello che si andrà a rievocare è uno spaccato di vita e di tradizione medievale. I visitatori entreranno in un’atmosfera magica e accompagnati da esperte guide in costume medievale, potranno visitare la fortezza scortati da guardie, incontrare damigelle impegnate nei loro ricami, vedere gli “Spadaccini del Finale” e gli “Arcieri della Torre dei Diamanti” esibirsi in duelli di spade e in tiri con l’arco e i “Sonagli di Tagatam” e i “Focus Magistri” presentarsi con spettacolari giochi di fuoco e musica medievale. Incontreranno popolani che offriranno loro, da una ricetta dell’epoca, una calda tisana speziata, mentre in una sala della torre del castello li attenderà il Marchese Giovanni del Carretto, che li riceverà con tutti gli onori facendo loro dono di un sacchetto di noci. La manifestazione ricorda un’antica tradizione finalese: il Dinô da nùxe.

Il periodo natalizio ha sempre segnato un momento di gaiezza, serenità e fraternità nella cultura cristiana. E se, nelle terre anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato con tradizioni che risalgono ad un passato pagano tramite “ U Confôgü” (Il Confuogo), nel Finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese, questa tradizione non fu mai seguita. Anzi, i Finalesi, hanno sempre celebrato in forma molto più famigliare e privata il loro Confôgü. Alla vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a casa, dove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l’arco dell’intera giornata. Gli uomini, eseguiti i lavori più pesanti, visitavano parenti ed amici augurando “Bun Dinô” (buon Natale). I bambini giravano per le contrade, bussando alle porte e gridando “dinô da nùxe, dinô da nùxe…”. A tal grido ogni porta si apriva ed in dono veniva offerta frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini.