Un mercato immobiliare alle prese con un periodo di trasformazione. Nel Savonese, come nel resto d’Italia, si è verificato un rallentamento delle transazioni tuttavia, scavando a fondo, emerge un divario crescente tra centri cittadini e soluzioni ad alta efficienza energetica che continuano a calamitare la domanda, e immobili più vetusti, che faticano a trovare spazi di mercato anche alla luce della normativa.
Lasensazione degli agenti immobiliari Fiaip, la più importante federazionepresente in provincia di Savona, è che il peggio sia passato con prospettive migliori per i mesi a seguire e soprattutto con il nuovo anno. «Anche per i più giovani la casa resta in cima ai sogni e inalcuni casi il mattone – afferma Fabio Becchi, presidente Fiaip Savona –rappresenta un investimento sicuro, una mossa anti-inflazione dato chetenere il denaro in deposito non ha una buona resa».
I prezzi delle case, nel corso del primo semestre sono cresciuti dell’1 % (+3,8% nel 2022, rileva l’Istat), un ritmo che, secondo Nomisma, dovrebbe essere confermato per i prossimi mesi e anche nel prossimo biennio. «Ma ilmattone – ribadisce Becchi – viene percepito come bene rifugio, ma èchiaro che le banche dovrebbero allargare le maglie con mutui menoseveri».
In provincia di Savona c’è una nuova tendenza: moltiinvestono in mono e bilocali per poi locarli ai turisti in modo daassicurarsi una seconda entrata oltre al lavoro. «Lo short rent offrerendimenti del 5-6% netto contro il 3% delle locazioni tradizionali», afferma Gian Battista Baccarini, presidente nazionale Fiaip. Un’analisi che trova d’accordo anche il presidente provinciale Fabio Becchi: «Dalnostro osservatorio emerge i che sono cresciuti gli acquisti di secondecase, un trend che prosegue anche nel 2023. Chi acquista per investirericorre ad al mutuo solo nel 30 % dei casi contro il 70% degli acquistiprima casa».
In ogni caso, nel Savonese, al di là delle tendenze generali, cresce il divario tra le abitazioni ad alta efficienza energetica che conquistano la domanda e quelle più vecchie che non sempre sono adeguate alla richiesta. Un fenomeno che riguarda tutta Italia dovuto alla proposta di direttiva europea “case green” che prevede l’obbligo di raggiungere quantomeno la classe energetica “E” entro il 2030 e la “D” entro il 2033. Considerato che gli immobili costruiti prima degli anni Ottanta sono quasi tutti in classe “F” o “G” e dovranno subire pesanti ristrutturazioni.