Metaromanzi

di Alfredo Sgarlato – In un articolo precedente citavo, en passant, Flann O’ Brien, uno di quegli scrittori “minori” che Deleuze definirebbe i veri grandi, proprio in quanto “minori”, cioè fuori dai canoni. Flann O’ Brien è uno dei molti pseudonimi di Brian O’Nolan, (Strabane, 5 ottobre 1911 – Dublino, 1º aprile 1966), scrittore che esordì nel 1939 col romanzo “At Swim-Two-Birds”, in Italia “Una pinta di inchiostro irlandese”, acclamato come un capolavoro da Joyce, Beckett, Graham Greene, stroncato dalla maggior parte della critica, ignorato dal pubblico. Questa la trama: un giovane scrittore, dedito più alle bevute che alla propria arte, scopre a un certo punto che dal romanzo che sta scrivendo è scomparso un personaggio, con tutto quel che ne segue. Una sconfessione dell’obbligo di realtà che da sempre permea l’arte occidentale, anche quando è fortemente simbolista, ma anche un qualcosa di diverso dal surrealismo, che puntava alla fusione di reale e onirico. Il romanzo successivo di O’ Brien, “Il terzo poliziotto” viene rifiutato dall’editore poiché, a suo dire, ne esaspera i difetti perdendone i pochi pregi. O’ Brien si ricicla come giornalista e autore di satira, ma le opere giovanili saranno riscoperte solo dopo la sua morte.

Malgrado l’insuccesso di O’Brien, molti divennero i metaromanzi, o antiromanzi, in cui la frattura tra romanzo, romanzo nel romanzo e così via diventa la sostanza narrativa. Il più riuscito è a mio avviso l’esilarante “Icaro involato” (1968), di Raymond Quenaeu (Le Havre, 21 febbraio 1903 – Parigi, 25 ottobre 1976), romanzo costituito esclusivamente da dialoghi, anche questo centrato sulla fuga di un personaggio dal romanzo di cui è protagonista, e sulla caccia che gli danno l’autore e altri loschi figuri. Queneau, compagno di studi di Lacan, fiancheggiatore dei surrealisti, creatore dell’ “Oulipo” (Laboratorio di letteratura potenziale), amante del cinema e della matematica, è una delle figure più inclassificabili, mercuriali e avveniristiche della letteratura del ‘900. E i suoi romanzi sono spesso esilaranti, tratto raro al suo tempo, spesso gravato da un presunto “impegno”.

Un esempio tra i più interessanti del filone è “Opzioni” (1975), di Robert Sheckley (New York, 16 luglio 1928 – Poughkeepsie, 9 dicembre 2005), scrittore di fantascienza, genere in cui rappresenta un aspetto divergente rispetto ad autori più noti: nei suoi romanzi l’elemento satirico, quando non decisamente comico, è la cifra stilistica principale. In Opzioni un astronauta fa naufragio su un pianeta sconosciuto; con lui ha un robot programmato per la sopravvivenza, ma su un pianeta di tipo totalmente diverso. Disperato, chiede all’autore di salvarlo, ma il nuovo sviluppo narrativo prende strade ancora totalmente diverse. La gran parte della critica bocciò il romanzo, considerando la trovata narrativa su cui si regge “vecchia”. Potremmo dire che lo era, considerando la distanza intercorsa tra il romanzo di Sheckley e quello di O’ Brien; ma questa svolta metanarrativa è assolutamente nuova per la fantascienza, genere che da pochi anni era passato dell’essere letteratura commerciale per adolescenti (“nerd”, diremmo oggi) a genere con ambizioni politiche e sperimentali. E, a posteriori, possiamo considerare Opzioni uno dei lavori più godibili di Sheckley, autore assolutamente da riscoprire (tra parentesi, uno dei personaggi di Opzioni si chiama Barton Finch, cosa che farà rizzare le orecchie ai fans dei Fratelli Cohen…).

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Ho scelto in questo breve excursus tre romanzi in cui il personaggio si ribella alla volontà dell’autore; spesso troverete indicati col termine “metaromanzi” opere in cui la finzione è dichiarata, come quelli di Robbe-Grillet, o “La donna del tenente francese”, di John Fowles, in cui alla vicenda narrata si alternano lunghe digressioni dell’autore sulla scrittura o l’ambiente sociale dei personaggi; o opere inclassificabili come “Rayuela” di Cortázar, in cui il lettore può scegliere tra più costruzioni narrative. Io ho ristretto il campo, ma come sempre le definizioni e i generi rispecchiano il gusto del critico scrivente. Temo però che questi romanzi di cui vi ho raccontato siano fuori catalogo, o almeno di non facile reperimento. Quindi, ancora una volta, vi invito a scatenarvi nella caccia tra bancarelle, biblioteche pubbliche, siti internet dedicati, per soddisfare le vostre perversioni letterarie.