Divario salariale tra uomini e donne: una proposta di legge del PD in Regione Liguria

Presentata in Regione Liguria dal Gruppo consiliare del Partito Democratico-Articolo1 intende contribuire a colmare il divario retributivo tra uomini e donne assunto come uno dei principali obiettivi dell’Unione europea per i prossimi anni.

Borse di studio per le ragazze e per facilitare il passaggio dall’Università al mondo del lavoro delle giovani donne; sostegno economico e misure adeguate per avvicinare le donne fin dalla scuola primaria alle materie scientifiche; predisposizione di corsi per fornire competenze in campo scientifico e digitale per l’accesso al mondo del lavoro; ma anche l’istituzione di un registro delle imprese virtuose che contrastano il gender pay gap e l’esclusione da qualunque beneficio erogato dalla Regione per le imprese condannate con sentenza passata in giudicato nell’ambito di giudizi riferiti a dimissioni o licenziamenti dichiarati illegittimi perché contrari alla normativa sulla tutela della maternità e paternità.


Trova il regalo perfetto in Amazon
Regali! Tante idee e tante promozioni

Sono alcune delle azioni contenute nella Proposta di legge per la riduzione del divario retributivo di genere (modifiche alla legge 1 agosto 2008, n. 26 ‘Integrazione delle politiche di pari opportunità di genere in Regione Liguria’) presentata in Regione Liguria dal Gruppo consiliare del Partito Democratico-Articolo1 intende contribuire a colmare il divario retributivo tra uomini e donne assunto come uno dei principali obiettivi dell’Unione europea per i prossimi anni. A illustrare la legge i consiglieri regionali proponenti Luca Garibaldi e Pippo Rossetti.

Il tema della disparità è prima di tutto unevidente ingiustizia sociale, oltre che un freno alla crescita economica del Paese in quanto grande freno alla lotta alla povertà”, osserva Luca Garibaldi. “Le donne – aggiunge – sono le prime, da sempre, a pagare maggiormente i danni delle crisi economiche e occupazionali e la pandemia da CoronaVirus non ha fatto eccezioni, peggiorando ulteriormente lo stato economico delle donne. Solo nel 2020 sono state più di 300 mila quelle che hanno perso il lavoro. L’istituzione, poi, del registro delle imprese che volontariamente decidono di applicare la trasparenza dei dati sul personale potrà essere uno strumento che instaura un meccanismo virtuoso di cui sarà la società tutta a beneficiarne”.

È stata notizia di questi giorni, il 23 giugnoa Romala commissione Lavoro della Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge sullaparità salariale. Ormai è cosa nota cheil gender pay gap in Italia può arrivare al 20% in meno sulla busta paga delle donne rispetto ai loro colleghi uomini, mentre solo il 28% dei manager sono donne.Inoltre sappiamo che le donne mediamente percepiscono il 12,2% in meno degli uomini, a parità di mansione ma se si analizzano i dati degli impieghi in cui è richiesta una laurea il divario cresce addirittura del 30,6%”, snocciola i numeri il consigliere Pippo Rossetti. “Questa pandemia – riprende Rossetti – ha evidenziato il perdurare diStereotipi duri a morire, che hanno reso il mondo femminile più fragile e persino più esposto alla recessione da Covid.Per questo, in attesa della approvazione dellenorme nazionali, come accaduto in Regione Lazio, abbiamo depositato una Legge Regionale che non soloproponga strumenti e soluzioni ma che faccia emergere ancora di più la gravità della situazione. Speriamoche l’iter proceda celermentee con questa proposta di Legge anche in Liguria si inizia invertire la rotta”.

Il world economic forum stima, sulla base dei dati di fine 2019, e mantenendo il trend attuale, che la disparità politica fra donne e uomini potrà essere superata fra 95 anni, mentre quella retributiva tra 250 anni: un dato sconcertante che però la dice lunga sulla situazione in cui viviamo, ulteriormente aggravata dalla pandemia che ha prodotto un forte rallentamento al cammino per la riduzione del divario retributivo di genere (gender pay gap).

A tal fine la Proposta di legge propone di integrare la legge regionale 1 agosto 2008 n. 26 sulle politiche per le pari opportunità di genere con misure e azioni, che, contrastando stereotipi e pregiudizi, portino le donne ad occupare posti di lavoro meglio retribuiti e più stabili. Gli obiettivi della PDL sono perseguibili, in particolare, tra le altre cose, attraverso l’istituzione di borse di studio per ragazze; la predisposizione di corsi per fornire competenze in campo scientifico e digitale alle donne che devono entrare o rientrare nel mondo del lavoro; la costruzione di competenze per l’accesso al mercato digitale delle lavoratrici autonome; l’adozione di piani di uguaglianza di genere; la predisposizione di borse di studio per facilitare il passaggio dall’Università al mondo del lavoro di giovani donne;promuovendo il sostegno economico di misure adeguate ad avvicinare le giovani donne fin dalla scuola primaria alle materie scientifiche e a diffondere fra le studentesse della scuola secondaria la consapevolezza delle opportunità professionali che tali studi possono garantire.

Tra le azioni utili al raggiungimento dell’obiettivo c’è anche quella di integrare la legge 26/08 con l’istituzione di un registro delle imprese che, volontariamente e fuori dagli obblighi di legge previsti dal decreto legislativo 198/’06, applichino nella propria organizzazione la trasparenza dei dati sul personale redigendo con regolarità rapporti sul personale maschile e femminile comprensivi delle retribuzioni corrisposte e di tutti gli altri dati che, anche in modo indiretto, influiscono sulla diseguaglianza retributiva di genere. La legge prevede anche l’esclusione da qualunque beneficio erogato dalla Regione per le imprese condannate con sentenza passata in giudicato nell’ambito di giudizi riferiti a dimissioni o licenziamenti dichiarati illegittimi perché contrari alla normativa sulla tutela della maternità e paternità.

Per attuare le misure proposte, nel PDL si prevede, per l’anno 2021, uno stanziamento di 400mila euro.