Lavoro festivo, “deregulation sugli orari continua a produrre danni irreparabili”

Guarini: "Le lavoratrici ed i lavoratori del commercio e della grande distribuzione non hanno diritto come altri a trascorrere in serenità con le loro famiglie le giornate di festa"

Davide Guarini

Savona / Roma | La festività dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre ripropone il tema del lavoro domenicale e festivo. Il Natale è alle porte e la deregulation sugli orari di apertura degli esercizi commerciali introdotta con il Decreto Salva Italia nel 2011secondo i sindacalisti “continua produrre danni irreparabili sulla vita di milioni di lavoratrici e lavoratori del commercio al dettaglio e della grande distribuzione organizzata, chiamati ad uno sforzo supplementare per garantire l’apertura al pubblico dei negozi, degli ipermercati e dei centri commerciali, comprimendo il tempo da dedicare alle relazioni familiari ed alle celebrazioni religiose”.

«I politici che durante le campagne elettorali hanno spesso sproloquiato sul tema delle aperture commerciali si sono rifugiati in un cono d’ombra e nel più assordante silenzio rispetto all’annunciata revisione della normativa sulle liberalizzazioni, da più parti contrastata a parole ma da nessuna combattuta» ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «Le lavoratrici ed i lavoratori del commercio e della grande distribuzione non hanno diritto come altri a trascorrere in serenità con le loro famiglie le giornate di festa, ritenute per la generalità dei lavoratori momenti nei quali riscoprire le ragioni più vere della vita in famiglia e del rapporto con amici e conoscenti» ha stigmatizzato il sindacalista sottolineando che «colpisce che, ad ormai otto anni dalla introduzione della infausta liberalizzazione delle aperture commerciali propagandata quale soluzione demiurgica per far crescere l’economia italiana e per rilanciare l’occupazione, non siano cresciuti né i fatturati delle imprese né tantomeno i livelli occupazionali, ma si siano piuttosto moltiplicati i casi di crisi aziendale con il solito corollario di pesanti ristrutturazioni e di licenziamenti collettivi».

«L’apertura indiscriminata degli esercizi commerciali a distanza di tempo – ha poi evidenziato Guarini – non ha indotto il decisore politico, né tantomeno le associazioni imprenditoriali e men che meno i grandi gruppi commerciali, a riflettere su quale china pericolosa abbia imboccato il settore della grande distribuzione organizzata». «Il commercio oggi muore per eccesso di deregolamentazione, la regola di non avere regole sta disertificando l’offerta commerciale con esiti sconcertanti: multinazionali che abbandonano il nostro Paese e riposizionamento delle politiche di acquisto, anche rispetto all’ascesa del comparto delle vendite on line, in sfregio alla qualità della vita dei lavoratori».

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«Con questo andamento involutivo nessuno pensa a riaffermare le ragioni di un consumo critico e consapevole che dovrebbe non prescindere dal rispetto delle persone che nel commercio al dettaglio e nella grade distribuzione organizzata lavorano» ha poi  chiosato Guarini sottolineando che «per la Fisascat Cisl è finito il tempo della contemplazione passiva delle macerie lasciate dalla deregulation e criticamente occorre ridare al settore quella razionalità che negli ultimi anni è andata persa» e che «la chimera delle aperture h24 7 giorni su 7 mostra la sua inconsistenza che paghiamo quotidianamente a caro prezzo».

Guarini rilancia il ruolo della contrattazione collettiva. «L’autonomia negoziale in questi anni sul tema del lavoro domenicale e festivo – ha dichiarato – si è contraddistinta per avere assunto un ruolo equilibrato ed improntato alla responsabilità, anche stabilendo intese che si orientano sulla volontarietà della prestazione liberamente espressa dalle lavoratrici e dai lavoratori e su un modello di organizzazione del lavoro e di flessibilità contrattata e condivisa». Guarini suggerisce alla politica «di fare propri gli equilibri raggiunti dalle parti sui contenuti dei contratti collettivi applicati ai lavoratori del settore dove è possibile trovare risposte equilibrate, consapevoli e sostenibili e non slogan e trovate demagogiche che cavalcano esclusivamente l’onda dei consensi».