A Celle Ligure i “Castelli in aria” di Corrado Bonomi

"L’originalità di Corrado Bonomi è quella d’incarnare, attraverso l’arte figurativa, novelle, miti, leggende, articoli di cronaca, romanzi, teorie scientifiche, fiabe, film, fumetti ecc. non in modo meramente didascalico, bensì facendo vivere e dialogare tra loro generi e contenuti diversi, mescolando il reale con l’immaginato"

castelli in aria

Celle Ligure | Da un progetto di Alex Raso e Riccardo Zelatore nasce la mostra Castelli in aria” di Corrado Bonomi che sarà inaugurata sabato 7 dicembre alle ore 18 negli spazi espositivi Traumfabrik a Celle Ligure (in Via Aicardi 104 R). La mostra sarà visitabile – a ingresso libero – sino al 26 gennaio 2020. Traumfabrik, spiegano i curatori, «con questo ulteriore progetto espositivo, intende seguire, senza eccessivi vincoli storicistici e all’interno di un percorso inevitabilmente soggettivo, alcune traiettorie della ricerca espressiva contemporanea favorendo l’incontro confronto con identità creative che non solo rivelano un notevole senso di continuità con la tradizione delle avanguardie storiche, ma esprimono sensibilità e punti di vista piuttosto vicini alle persone che coordinano l’associazione. Il Bonomi “cantastorie” è l’espressione che meglio definisce la prossimità della ricerca espressiva dell’artista piemontese con lo spirito di Traumfabrik».


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Le opere principali selezionate per la mostra nella sede di Celle Ligure, che appartengono ai due cicli “Castelli in aria” per Le meraviglie del possibile e “Il mare” della sezione Tautologie, «bene tracciano l’essenza poetica dell’iniziativa e un perimetro semantico tra cielo e mare, in cui – come ha già scritto Ivan Quaroni – l’onirismo fanciullesco di Corrado si muove in continua sperimentazione tra le sfumature del movimento pop, del movimento concettuale e di quello kitsch. L’originalità di Corrado Bonomi è quella d’incarnare, attraverso l’arte figurativa, novelle, miti, leggende, articoli di cronaca, romanzi, teorie scientifiche, fiabe, film, fumetti ecc. non in modo meramente didascalico, bensì facendo vivere e dialogare tra loro generi e contenuti diversi, mescolando il reale con l’immaginato, “ampliando così di molto lo spazio del possibile”. Pensiamo alle Fatine Fatate Fatali, le versioni di Trilly diventate pin-up, oppure i suoi lavori con i personaggi di Mickey Mouse, gli stessi Castelli in Aria o il Coccodrillo Specchio. Ogni opera racconta non una storia, ma al contempo tante storie diverse, lasciando al fruitore la possibilità di vagare con la mente e la fantasia e di perdersi nel pathos di ciò che più lo colpisce».

Corrado Bonomi

Di un’opera si può cogliere la sfumatura sociale, politica, ironica, immaginifica, meta artistica o di semplice intrattenimento. Oppure si possono cogliere tutte insieme, osservando l’intreccio tra i diversi piani di significato e percependo il loro differente risuonare in relazione allo stato d’animo dello spettatore. Non è un caso – ricordano Alex Raso e Riccardo Zelatore – che l’“avventura dell’opera d’arte”, come è capitato di sentirgli dire durante una conversazione, è ciò che lo interessa davvero: l’opera d’arte non è mai davvero in possesso dell’artista, ma, come un figlio, nasce per mezzo di lui e appartiene a coloro che vi entrano in relazione, assumendo di volta in volta sensi e significati nuovi. Tuttavia, proprio come un figlio, l’opera porta un “marchio di fabbrica”, un’impronta genitoriale precisa. In contro luce si può cogliere l’autoritratto dell’artista: un particolare, l’uso specifico di un materiale piuttosto che di un altro, l’uso anomalo e spiazzante di soggetti in contesti che non sono i loro. La costante, “l’impronta”, è sempre portatrice di una carica dirompente, rivoluzionaria e in rottura con le cristallizzazioni di coloro che decidono cosa è arte e cosa non lo è».

Le opere di Bonomi «non permettono di rimanere comodi: quando si pensa di averne afferrato il senso, ecco che se ne apre subito uno nuovo, che potrebbe addirittura contraddirlo. E l’esperienza estetica è totale: le sue opere si osservano, si toccano, alle volte si gustano o si annusano, ci si gioca: basti pensare alla Fatina fatata fatale pescatrice nel piatto di minestra o a L’Allegro Chirurgo. L’essere “concettuale” di Bonomi è paradossalmente molto “concreto”, per nulla astratto – da “cum”- “crescere”, ossia essere sempre in movimento, in sintetizzazione di elementi nuovi, di coordinate spazio-temporali diverse, di coordinate esperienziali diverse. Da qui la grande apertura a utenze diversissime: le sue opere possono essere fruite da tutti: bambini, ragazzi, adulti e più che adulti».