Crisi di Governo, Melgrati difende Salvini e attacca M5S e Pd: “matrimonio contro natura”

Marco Melgrati

Alassio / Roma. La crisi di Governo nata fra i colpi di sole d’agosto e ancora in via di soluzione parlamentare continua a tener banco anche tra gli amministratori e politici locali. Un passaggio di consegne da un governo giallo-verde a uno giallo-verde ma in tricolore che potrebbe nascere dalle alterne trattative in corso da giorni fra M5S e Pd viene naturalmente attaccato dai partiti di centro e destra come improponibile, anche se questa parola nel lessico politico – come si sa – non è mai esistita né, probabilmente, mai esisterà. Ad ogni modo, da Alassio il sindaco “a riposo forzato” Marco Melgrati, vicecoordinatore regionale di Forza Italia, rilancia la polemica: “L’ipotesi che sta maturando a Roma di un governo del movimento Cinque Stelle in accordo con il PD, con la connivenza del Presidente della Repubblica Mattarella, si prospetta come una delle pagine più buie della seconda repubblica” sostiene Melgrati in una sua lunga requisitoria. «Pur di mantenere le poltrone – è l’opinione di Melgrati –, i Cinque Stelle, che da sempre millantavano un distacco dalle poltrone stesse e dai privilegi di quella che una volta chiamavano “casta” (prima di entrarne a far parte e a godere delle prebende relative), sapendo che in caso di elezioni più della metà dei parlamentari sarebbero destinati al “reddito di cittadinanza”, sono attaccati alle poltrone con l’Attak, e piuttosto che affrontare le elezioni e il giudizio dei cittadini, propongono questo matrimonio “contro natura”.

«È vero che la coerenza non fa parte della politica» riconosce il vicecoordinatore regionale di FI, «ma se scorriamo le dichiarazioni di Di Maio e soci contro il PD e quello che ha rappresentato (secondo Loro) negli anni, fa rabbrividire il voltafaccia, in nome della conservazione del posto. La cosa che fa più paura è l’unione delle due anime dei Cinque Stelle e del Pd, e la deriva giustizialista e di aumento delle tasse, oltre che una inversione di tendenza sulla politica dell’immigrazione che porterà al riacuirsi del problema degli sbarchi e degli arrivi di extracomunitari, con il beneplacito delle cooperative di sinistra che da sempre lucrano su questo “business”. E che dire di una possibile patrimoniale, che andrebbe ancora di più a impoverire il ceto medio, le partite iva, i commercianti e gli imprenditori, già vessati da un carico fiscale senza paragoni in Europa».

L’endorsement di Melgrati va invece all’artefice della crisi di governo al buio: «Bene ha fatto Salvini a sfilarsi da un Governo che, ad un voto decisivo come quello sulla TAV, per la parte grillina ha sfiduciato il proprio presidente del Consiglio, salvo ora porre come condizione al PD la riconferma dello stesso Conte come Presidente del Consiglio. Salvini non è caduto nella trappola che aveva fatto cadere Renzi, il quale, all’indomani delle elezioni Europee che avevano dato un sorprendente 40% al PD, invece che pretendere il voto popolare, ha voluto farsi nominare primo ministro, logorandosi con un governo di due anni non scelto dal popolo, per poi cadere miseramente nelle elezioni, portando il PD ai minimi storici». Melgrati si schiera dunque apertamente col segretario della Lega. «A chi contesta la scelta di Salvini di uscire da questo governo, dove ormai era impossibile procedere con scelte sensate per il Paese, dico: non avete capito nulla! Salvini ha fatto bene, e se anche i sondaggi oggi magari non lo premiano, la Sua visione è traguardata all’inesorabile fallimento di questo “governicchio” senza testa né coda, con due attori così distanti tra di loro che alla prima scelta importante imploderà sicuramente. E lo stanno a dimostrare i mal di pancia della base del Pd e di molta della classe dirigente, ma si sa: “Parigi val bene una messa”… e poi molti parlamentari, soprattutto dei Cinque Stelle, non hanno ancora maturato il vituperato vitalizio, il che fa capire molte cose. La Lega e Salvini hanno tutto da guadagnare dalla formazione di questo governo, non nel breve ma nel medio termine. Gli unici che ci perdono saranno gli Italiani. L’unica cosa saggia da fare è votare; lasciamo che il popolo si esprima! Ma tant’è…» conclude Melgrati. (effe)

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