Ancora polemica sul reddito di cittadinanza: botta e risposta fra Salvatore e Berrino

Genova / Regione Liguria. “Bisogna che Regione Liguria faccia una scelta – risponde il capogruppo regionale Alice Salvatore alle ultime critiche dell’assessore Berrino sulla questione del reddito di cittadinanza -: vuole rimanere il fanalino di coda delle regioni italiane, non riuscendo a ottemperare alla legge sul reddito di cittadinanza attraverso un adeguamento e un’implementazione dei centri per l’impiego, oggi di diretta competenza dell’assessore Berrino? Assessore che molto si scalda e che, dopo ben quattro anni di assessorato, è molto in ritardo nell’implementare le condizioni di lavoro degli stessi dipendenti dei centri per l’impiego”. “Se Regione Liguria non sarà in grado di fare come le altre regioni, se non saprà assumere le risorse necessarie, se non saprà fornire una risposta finalmente adeguata alle richieste di lavoro dei liguri, noi sapremo che esiste un responsabile, che oggi attraverso gli attacchi e la propaganda politica cerca di mettere le mani avanti per giustificare le proprie inadempienze”, conclude Salvatore.

LA REPLICA
“Carissima Alice Salvatore, proviamo a capirci una volta per tutte così evitiamo di logorare ulteriormente i pochi, presumo, lettori sicuramente non affascinati da questo nostro dibattito. Nessuno ha mai inteso boicottare il reddito di cittadinanza, che peraltro non è nulla di più di una revisione veloce e pasticciata del reddito di inclusione già vigente. Avete fretta, tanta fretta perché volete distribuire i soldi prima del voto per le Europee, questa vostra esigenza elettorale non ha nessun valore né civico né politico, considerato che la fretta sta facendo emergere tante e gravi incongruenze”. Così risponde in una nota l’assessore al lavoro Gianni Berrino alle nuove dichiarazioni di Alice Salvatore, capogruppo M5S in Consiglio regionale.

“Comunque – prosegue la nota – ben vengano i soldi per le categorie più in difficoltà: non saremo certo noi delle Regioni a bloccarli. Ma quanto previsto dal decreto per le offerte di lavoro appare per certi versi ridicolo e mistificatorio. Non esistono centinaia di migliaia di offerte che i datori di lavoro indirizzerebbero ai centri per l’impiego, pronti poi ad assumere i beneficiari del reddito di cittadinanza senza selezione, assumendoli e pagandoli nelle proprie imprese solo perché gli vengono inviati. Figuriamo moltiplicare questo meccanismo per tre proposte di lavoro per ogni singolo beneficiario del reddito di cittadinanza: se esistesse tutto questo lavoro disponibile non avremmo bisogno di alcuna forma di supporto al reddito. Forse avete votato questo incrocio di domanda e offerta di lavoro attraverso la piattaforma Rousseau, che ha già dato posti importanti a molti dei vostri iscritti che sarebbero, altrimenti, potenziali percettori del reddito di cittadinanza”.

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“Nonostante tutto questo – precisa ancora Berrino – sono mesi che la Regione Liguria si sta attrezzando per affrontare questo delicato momento. Tutti i dipendenti dei centri per l’impiego da aprile diventeranno dipendenti diretti della Regione e, mi dispiace deluderla, sono molto soddisfatti; assumeremo, a decorrere dal 1° febbraio, 68 nuovi operatori con un’esperienza già consolidata all’interno dei centri per l’impiego, più altri 14 da una graduatoria della Città Metropolitana di Genova. A questo si aggiunga la stabilizzazione dei 7 precari dei centri per l’impiego, oltre alla stabilizzazione dei precari di Alfa la cui attività si intreccia anche con quella dei centri per l’impiego”.

“Vede, cara Salvatore – conclude la nota – la buona amministrazione non si improvvisa: la Regione Liguria ci sta mettendo risorse proprie e sta sfruttando al meglio quelle garantite dal precedente Governo, mentre il vostro, per un’improvvida fretta elettorale, sta facendo solo pasticci. Dopo tante chiacchiere, ad oggi non abbiamo ancora un testo del fantomatico Decreto per il reddito di cittadinanza, che sta subendo la quinta correzione consecutiva ed è ben lontano dall’approdare sulla Gazzetta Ufficiale. Non contenti, riuscite anche a offendere i disoccupati con generalizzazioni come quella espressa dal logo “No divano”, come se fosse una comodità e non un disagio per tutti loro non avere un lavoro. Cominciate voi a lavorare davvero per gli italiani, perché finora è difficile dire che l’abbiate fatto”.