Com’eri vestita? Albenga contro gli stereotipi di genere

Albenga / Alassio. Da giovedì 6 dicembre dalle ore 17 e fino a domenica 9 Dicembre, nei locali di Palazzo Lengueglia Costa – in piazza San Michele 7 – lo Zonta Club Alassio Albenga ospiterà una installazione artistica denominata “Com’era vestita” (“What where you wearing?”) . L’evento patrocinato dal comune di Albenga è organizzato in occasione della campagna di 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, “Zonta Say No”, che ha inizio il 25 novembre in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e terminerà il 10 dicembre, ricorrenza della Giornata dei diritti umani.

«La particolarità dell’iniziativa consiste in un’ esposizione “ artistica” di abiti indossati da donne sopravvissute a violenze sessuali – spiega Giusy Nalbone presidente di Zonta Club Alassio Albenga – , credendo fortemente nella cooperazione tra associazioni femminili che operano e collaborano in favore delle donne, per ospitare la mostra ad Albenga, unica tappa fino ad oggi in Liguria, abbiamo preso contatto con l’Associazione Libere Sinergie di Milano, unica associazione titolata a promuovere questa iniziativa».

“What where you wearing?” è una mostra nata da un progetto di Jen Brokman, direttore del Centro per la prevenzione e formazione sessuale del Kansas, e da Mary A. Wyandt-Hiebert responsabile delle iniziative programmate dal Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas portata in Italia dall’Associazione Libere Sinergie di Milano con l’intento di essere ampiamente diffusa, in forma itinerante sul territorio italiano e non, che ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Il titolo “Com’eri vestita?” si riferisce ad una domanda che spesso viene formulata alle vittime di violenza sessuale, insinuando una qualche responsabilità della vittima facendo pensare che l’aggressione non sarebbe avvenuta se la vittima si fosse vestita diversamente. Nella Mostra, ad ingresso libero, verranno esposti 17 abiti, molto semplici, con altrettante suggestive testimonianze in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e francese ed un codice QR per l’ascolto), ma le storie che questi vestiti raccontano sono rappresentative dei tanti casi di violenza sulle donne, storie che danno voce a centinaia di donne, storie di violenze domestiche, violenze in ambiti sportivi, violenze subite da donne disabili e altre ancora tutte esposte con lo scopo di diffondere ai visitatori un messaggio chiaro: “la violenza sessuale non è colpa delle vittime, l’abito non giustifica la violenza qualsiasi cosa indossino” .