Riconosciuto per il savonese stato di Area di crisi complessa

Il Governo, tramite un decreto firmato dal ministro Calenda, ha riconosciuto lo stato di area di crisi complessa per il savonese.


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«Una decisione importante, che fornisce strumenti concreti e solidi – come ammortizzatori sociali e assegno di ricollocazione – che consentono di affrontare meglio una situazione molto grave sotto il profilo occupazionale e industriale, come dimostrano le tante vertenze in atto» commentano i consiglieri regionali del Pd Raffaella Paita e Luigi De Vincenzi.

Il Gruppo del Partito Democratico in Regione Liguria «ha lavorato molto per il riconoscimento dell’area di crisi complessa a Savona e questa decisione del Governo è un primo passo molto importante e decisivo. Questo territorio sta attraversando un crisi molto forte, ma purtroppo, come ci dimostrano i dati forniti ieri da Unioncamere è tutta la Liguria a rallentare il passo, nonostante la piccola ripresa nazionale. Il nostro territorio non cresce più, anzi perde terreno e posti di lavoro. I primi sei mesi del 2016 offrono un quadro impietoso: Toti si dia da fare per far ripartire la Liguria. Come dimostra il caso di Savona il Governo sta facendo la sua parte».

Secondo Andrea Melis, portavoce MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria, «Con la firma del Mise che riconosce al savonese l’area di crisi industriale complessa si chiude un percorso che, tra i primi, avevamo sostenuto e auspicato. Da oggi ci sono le premesse per affrontare la gravissima emergenza sociale e occupazionale in atto con un approccio unico e integrato su tutte le vertenze che interessano il territorio».

«Resta, tuttavia, il nodo legato ai tempi. Non è chiaro quanto tempo passerà dalla firma all’effettiva attuazione. Allo stesso modo, serve maggiore chiarezza e un ferreo controllo su come saranno utilizzati gli strumenti previsti dal riconoscimento dell’area di crisi. Sono queste ora le due partite decisive, in cui sarà fondamentale il pressing della Regione sul Governo. Il tempo sta scadendo, e nel savonese la crisi si fa sentire con forza, è un problema di sistema ed è evidente che non si possa pensare all’area di crisi come punto di arrivo. La firma di ieri – conclude Melis – è solo un primo passo di un percorso ancora molto lungo».