Anniversari di liguri illustri: Pietro Germi

di Alfredo Sgarlato – Il 14 settembre di cento anni fa nasceva Pietro Germi, uno dei massimi esponenti del cinema italiano, esempio di quel cinema che, come quello di Lattuada, Pietrangeli, Zurlini, sapeva coniugare finezza d’autore e successo commerciale, sebbene parzialmente offuscato dalla presenza di giganti come Fellini, Antonioni, Visconti, Pasolini. Germi era ndivorzio01gato a Genova, ma nell’immaginario di molti era creduto siciliano: sia per il volto impreziosito dai baffetti, sia perché sceglieva spesso la Sicilia, che considerava “il west italiano”, il territorio ideale dove ambientare i propri film. Ad inizio carriera Germi, come De Santis con “Riso amaro”, coniuga gli stilemi del neorealismo e del cinema impegnato con la spettacolarità del cinema hollywoodiano. Gira anche alcuni noir, genere poco frequentato in italiano, che culminano in un’eccezionale trasposizione di “Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana” di Gadda dal titolo “Un maledetto imbroglio”(1959), di cui è anche eccellente interprete accanto a Claudia Cardinale. Con l’arrivo degli anni ’60 Germi cambia radicalmente genere spiazzando tutti.

Con “Divorzio all’italiana”, “Sedotta e abbandonata” e “Signori e signore” passa a quella che da allora si chiamerà commedia all’italiana, citando proprio il suo film. Questi tre film rivisti oggi sono sensazionali. Esilaranti, caustici, politicamente scorretti (altro che le lagne del giorno d’oggi), straordinariamente recitati: il barone Rizieri “simpatizzante” della pastasciutta interpretato da Leopoldo Trieste è indimenticabile. Solo De Sica era altrettanto capace di dirigere star e non professionisti in caratterizzazioni perfette.

Poi i tempi cambiano. Germi, che non era né conservatore né marxista, non è amato dalla critica schierata. Non divorzio-allitaliana-largesalta sul carro del ’68 e i film che dirige in quegli anni sono poco riusciti e perdono la vena caustica del formidabile terzetto sopra citato. Si salva l’ultimo, il misogino “Alfredo Alfredo”, con un grande Dustin Hoffman. Germi si ammala e muore il 5 dicembre 1974. Prima di morire inizia a lavorare a un film, “Amici miei”, che Monicelli porterà a termine da par suo. Un nuovo film esilarante e indimenticabile, che Monicelli avrà la delicatezza di fa uscire come “un film di Pietro Germi”.

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