“Le memorie di un fanciullo”: si alza il sipario sul 48° Festival Teatrale di Borgio Verezzi

Sarà l’emozionante anteprima in prima nazionale “Le memorie di un Le memorie di un fanciullo 2fanciullo”, atto unico tratto dal romanzo di Elsa Morante “L’isola di Arturo”, a dare il via mercoledì 2 luglio (Teatro Vittorio Gassman, ore 21.30) alla quarantottesima edizione del Festival Teatrale di Borgio Verezzi, dedicata ad Aldo Reggiani.

Il Festival affida al giovane Luca Terracciano la prima “Prova d’Attore” di un programma che ha scelto questo come tema portante dell’intero cartellone. Classe 1988, romano di nascita ma formatosi negli studi e come attore a Torino, Roma e poi a Genova, presso la scuola del Teatro Stabile, Terracciano si presenta nel pieno del vigore della sua giovane età, ma già dotato di un notevole bagaglio di esperienze, sia in campo cinematografico con svariati ruoli interpretati per il piccolo e grande schermo, sia come attore teatrale raffinato, capace di approfondimenti, studio ed interpretazioni impegnate.

A lui, dunque, il Festival affida la prima “Prova d’Attore” di un programma che ha scelto questo come tema portante dell’intero programma.

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La regia dello spettacolo è affidata a Maximilian Nisi, attore ben noto al pubblico del Festival per le sue tante interpretazioni sul palcoscenico verezzino e di casa a Borgio Verezzi, per la sua collaborazione con l’Associazione Culturale di Promozione Sociale La Compagnia del Barone Rampante, produttrice de “Le memorie di un fanciullo”. Le musiche sono di Stefano De Meo, le scene e i costumi di Anna Varaldo, le luci di Michele Abrate.

Così Nisi presenta il suo spettacolo: “La mia isola ha straducce solitarie, chiuse fra muri antichi, frutteti e vigneti. In primavera le colline si coprono di ginestre. Ha spiagge dalla sabbia chiara, delicata e rive coperte di ciottoli e conchiglie. Il mare è tenero e fresco e si posa sulla riva come rugiada. Questa è Procida, la terra che prende forma e colore nella fantasia, nel cuore e nella mente di Arturo Gerace. Qui inizia e si conclude il percorso iniziatico che lo porta dalla fanciullezza alle soglie dell’età adulta, da un universo di sogni e di illusioni all’amara consapevolezza della realtà. Arturo è nato da padre tedesco e italiano d’origine, bello e gagliardo agli occhi del figlio che anela di imitarlo e di accompagnarlo un giorno nella sua vita libera e vagabonda. Sua madre è morta di parto: Arturo non ha mai potuto conoscerla se non attraverso un’ingiallita fotografia. Ha sempre sofferto per la mancanza di quell’amore materno, irrinunciabile per qualsiasi creatura, espresso da baci e carezze, da lui mai ricevuti e sempre desiderati.

Fin dalla nascita è stato allevato da un garzone di nome Silvestro, nutrito con latte di capra e tenuto ad abitare in un nido di gufi a picco sul mare. Fra queste mura, nella più completa solitudine, dopo la partenza di Silvestro, Arturo è vissuto sempre in attesa del padre, idolo indiscusso dei primi anni giovanili, misterioso, fugace, burbero, ma cinto dall’aureola di eterno viandante. Di lui il ragazzo ha sempre immaginato avventure straordinarie ed esperienze gloriose che in un futuro non lontano spera di poter condividere. Poi, un giorno il padre è tornato con una sposa, una donna umile, apparentemente insignificante, disposta a passare i suoi giorni nella nuova casa in attesa del marito, sempre più assente, in compagnia del figliastro, con cui avrebbe voluto iniziare un rapporto di affetto o, almeno, di amicizia.

Per Arturo si prospettano nuove esperienze: c’è una presenza femminile nuova, inaspettata che suscita sensazioni contrastanti, poco decifrabili dalla sensibilità del ragazzo; c’è la gelosia per una presenza che può sottrargli l’amore del padre; ma nasce anche verso la donna una sorta di curiosità che si manifesta attraverso un indefinito desiderio e si esprime con un odio apparente e un bisogno incontrollato di sopraffazione. La Casa amata, il rifugio, diventa così il teatro di collere, oltraggi, malintesi subiti con impaurita condiscendenza dalla matrigna. Pure la figura del padre, in seguito a preoccupanti scoperte sulla sua vita, perde a poco a poco quell’attrattiva, quella credibilità che Arturo gli ha sempre attribuito.

Con occhi ormai disincantati il fanciullo lo scopre debole, traditore, umiliato, un pover uomo che non ha niente da offrire. In preda alle più amare delusioni Arturo sente che l’isola non ha più il suo incantesimo: non è il luogo privilegiato di una vita in cui “si vuol esser amati come ragazzi e trattati come adulti”. Decide quindi di lasciare l’isola di Procida. E con l’isola anche la memoria del fanciullo sembra perdersi per non tornare: ormai è avvenuto il passaggio dal sogno alla realtà, dalla fanciullezza all’avvicinarsi dell’età adulta. Tutto quello che era stato non era altro che la notte della vita.”

Uno spettacolo emozionante, giovane, carico di significati e linguaggi diversi, in cui lo splendido testo della Morante trova nuova vita. Per informazioni e prenotazioni: Cinema Teatro Gassman, tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00 – tel. 019615312 / 3382474403 – c.ilbaronerampante@libero.it; biglietti: Interi € 18 – Ridotti € 15 (under 25 e over 65).