Una battaglia che dura da quasi trent’anni. Sequestro Tirreno Power, sindacati preoccupati: giovedì incontro in Prefettura con istituzioni e società

di Fabrizio Pinna – “Il blocco della produzione e la totale assenza di Legambiente stopcarbone-vadoligureinformazioni sulle ragioni del sequestro e sulla sua durata, destano serie preoccupazioni per le prospettive occupazionali del sito e della filiera che occupa quasi settecento lavoratori”. Con queste motivazioni, dopo il sequestro avvenuto ieri dei due gruppi a carbone della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado / Quiliano, i segretari sindacali savonesi Fulvia Veirana (CGIL), Claudio Bosio (CISL) e Giuseppe Giangrande (UIL) hanno chiesto per domani al prefetto di Savona Gerardina Basilicata la convocazione urgente di un incontro che chiarisca la situazione.


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I FATTI – Come ha sintetizzato l’agenzia Adnkronos, «Tra le contestazioni mosse dai magistrati alla direzione della centrale sono presunte violazioni dei limiti imposti dall’Autorizzazione integrata ambientale sulle emissioni, mancata installazione dello Sme a camino (Sistema monitoraggio emissioni) che l’azienda avrebbe dovuto posizionare sulla cima di una delle due ciminiere per controllare i livelli delle emissioni, mancata copertura del parco carbonile. Lo spegnimento dell’unità alimentata a carbone VL3 della centrale è stato completato nella notte. L’altra unità, VL4, era già ferma per manutenzione ordinaria. Il sequestro non coinvolge il gruppo a ciclo combinato che rimane pertanto disponibile all’esercizio e produce più della metà dell’energia della centrale. La società ha annunciato che “il provvedimento di sequestro è complesso, è allo studio dei tecnici e dei legali che lo stanno valutando in tutte le sue implicazioni” e che potrà esprimersi sui suoi contenuti solo “quando sarà stato esaminato con la necessaria attenzione”».

GLI ANTEFATTI – La richiesta del sequestro – accolta ieri dal Gip Fiorenza Giorgi – non è però che una nuova svolta della lunga indagine in corso portata avanti da un paio d’anni dal procuratore capo di Savona Francantonio Granero e dal Sostituto Maria Chiara Paolucci, tesa a verificare le conseguenze sulla salute delle emissioni della centrale a carbone, ultimo capitolo di una battaglia che dura ormai da quasi trent’anni.

Secondo la procura savonese, che indaga sia per “disastro ambientale” sia per “per omicidio colposo”, dalle perizie tecniche in suo possesso risulterebbe ormai chiaro che l’inquinamento della centrale avrebbe causato – nel solo periodo tra il 2000 e il 2007 – oltre 440 morti e sarebbero inoltre in migliaia ad aver subito danni alla salute, contraendo malattie respiratorie.

Scenari da “piccole” apocalissi presagiti fin dal 2008 da uno studio, molto dibattuto in quei mesi, condotto dall’Ist (Istituto nazionale per la ricerca sul Cancro) e dall’Arpal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure) sul rapporto tra indici di mortalità, malattie, ambiente e attività umane, uscito un anno dopo che un dossier di Legambiente aveva peraltro incluso la centrale Tirreno Power nella “sporca dozzina” degli impianti che in Italia contribuiscono di più all’effetto serra.

Il permanere di violazioni di standard di tutela della popolazione dai danni da inquinamento, va da sé, non avrebbe altri effetti che aggravare ulteriormente questo quadro già desolante. E negli ultimi anni, si continua a ripetere da più parti, nonostante le reiterate denunce dei pericoli “è invece continuata a proseguire da parte della società una prassi molto ‘disinvolta’ nell’applicazione delle norme e dei dovuti controlli” sulle emissioni dannose per la salute provenienti dalla Centrale termoelettrica. Le cui attività in questo senso, come si sa ma vale la pena ricordare ancora una volta, non coinvolgono solo i più vicini centri abitati di Vado e Quiliano, ma anche una parte ben più amplia del territorio savonese, città capoluogo compreso.

E in queste ore, si sono infatti rialzate le voci delle associazioni ambientaliste, civiche e di alcuni partiti che chiedono di abbandonare definitivamente il progetto in itinere di ampliamento della Centrale con un nuovo “moderno” gruppo a carbone – contestato fin dal 2008 e sul quale permangono ricorsi e controricorsi ai Tar competenti – optando invece una volta per tutte per la completa metanizzazione degli impianti, come chiesto ormai da decenni (il Moda già nel maggio del 1988 organizzò a Spotorno con il concorso del comune un convegno scientifico sull’impatto ambientale della combustione a carbone). Una possibilità da sempre esclusa e rifiutata dall’azienda, la quale sostiene – in buona sostanza – che non sarebbe un’opzione economicamente sostenibile in termini di investimenti/profitti.

LA CRONACA – All’incontro, previsto per domani, giovedì 13 marzo, è stata chiesta la presenza dei presidenti di Regione e Provincia, Claudio Burlando e Angelo Vaccarezza, dei sindaci Attilio Caviglia (Vado Ligure), Alberto Ferrando (Quiliano) e dei direttori dell’Unione Industriali di Savona (Alessandro Berta) e della Centrale Tirreno Power (Massimiliano Salvi).

“La fondamentale azione di controllo pubblico sul rispetto dei limiti ambientali e il mantenimento della continuità occupazionale dei lavoratori che prestano attività per la produzione di energia su Vado sono elementi di ‘interesse pubblico’ e rendono urgentissima la convocazione di questo incontro”, ribadiscono i sindacalisti: “Al più presto devono essere individuate soluzioni che, nel totale rispetto dell’ambiente e dell’indagine della procura garantiscano l’equilibrio di questi due fattori”.

Intanto si è tenuta oggi anche un’assemblea delle Rsu dell’azienda che ha deciso di essere presente giovedì con un presidio di lavoratori davanti alla Prefettura.

* LE REAZIONI E I COMMENTI: FOCUS – SEQUESTRATA CENTRALE TIRRENO POWER