Sistri: un sistema che danneggia le Pmi. Circa 25 mila le realtà interessate in Liguria

«Controllare la produzione e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi è Luca Costi Confartigianato Liguriasicuramente un obiettivo condivisibile, ma riteniamo sbagliato equiparare una piccola impresa artigiana a una grande industria, sottoponendola agli stessi costosi obblighi informatici che, tra l’altro, non si sono nemmeno rivelati efficienti».

Questo il commento di Luca Costi, segretario regionale di Confartigianato Liguria, sull’entrata in vigore da oggi della seconda fase del Sistri, Sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti tossici e pericolosi. Se da un lato il sistema nasce per tutelare l’ambiente e combattere il traffico illegale delle ecomafie, dall’altro rischia di complicare le attività di circa 350 mila imprese italiane interessate, di cui 25 mila in Liguria: si tratta, per la maggior parte, di estetisti, acconciatori, orafi, calzolai, orologiai, ma anche autotrasportatori, che da oggi, per segnalare lo smaltimento di rifiuti pericolosi, dovranno inserire dati e firmare moduli sull’apposita piattaforma informatica a cui accedere attraverso la propria chiavetta Usb.

«Parliamo di piccole realtà che producono piccole quantità di rifiuti tossici – aggiunge Costi – di certo non paragonabili a quelle di grandi aziende o multinazionali. Ma in quattro anni di sperimentazione, il Sistri ha imposto a entrambe le categorie produttive gli stessi obblighi e costi, non indifferenti. Per non parlare dei difetti della piattaforma informatica, delle chiavette e delle scatole nere degli autotrasportatori, che devono ancora essere risolti. Il sistema rischia così di trasformarsi in un ulteriore sovraccarico burocratico per le Pmi: per combattere davvero le ecomafie serve maggiore efficienza, trasparenza, economicità e un utilizzo semplice e immediato».

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