Aspettando Su la testa Festival 2013 – I protagonisti: quattro domande corsare a Ennio Rega

di Alfredo Sgarlato – Continuiamo a incontrare i musicisti che animeranno la nuova edizione di Su la testa. Oggi incontriamo Ennio Rega, personaggio eclettico che si divide tra musica d’autore, jazz e performance teatrale, ha inciso quattro dischi con cui ha avuto riconoscimenti nei principali festival italiani, come il Premio Tenco e il Premio Bindi e ha musicato Pessoa, Sartre, Pasolini, Celine.

Albenga Corsara: Oggi c’è un forte movimento musicale in Italia: tempi di crisi aumentano la creatività?

Ennio Rega: Mi perdonerai se non sono d’accordo. Un vero forte movimento (o potremmo meglio dire un “contromovimento”) musicale ai confini del sogno e della poesia ci fu sul finire degli anni ’60 e poi negli anni ’70: PFM, Banco, Area, Le Orme, Demetrio Stratos, De Andrè, Battiato… Nell’Italia di oggi – di Ligabue, Jovanotti e Cristicchi – invece ci si rende conto di quanto sia più avanti “Luglio Agosto Settembre Nero” di qualsiasi altro prodotto musicale di tendenza.

Non trovo alcun interesse per quanto accade nel panorama musicale attuale italiano, tranne rare eccezioni tra cui Elio, Caparezza. Buona parte della musica da metà degli anni ’80 ad oggi può essere considerata deteriore, ha le sue radici nei rapporti materiali dell’esistenza più che nell’evoluzione dello spirito umano.

Credo non sia la “crisi economica” ma la “crisi d’esistenza” ad aumentare l’immaginazione e la creatività, e comunque in Italia vedo spenta ogni passione e aumentata solo la voglia di fare soldi essendo famosi: è il tema di “Italia irrilevante”, dal mio ultimo album “Arrivederci Italia”.

A.C.: L’esplosione delle nuove piattaforme digitali come You Tube o Bandcamp danneggia la possibilità di suonare dal vivo o aumenta le possibilità?

Ennio Rega: La rivoluzione tecnologica in atto non è da demonizzare; il problema vero è che l’essere umano crolla sempre più nella mediocrità, dipendente da macchine di cui è vittima predestinata, non educato all’equilibrio nel padroneggiarle, umanamente immaturo. A chi frega della musica live se per riempire le sale un comico vale l’altro?

Le piattaforme digitali sarebbero una buona occasione da cogliere per promuovere un evento, ma sempre più spesso i giovani ci vanno su a cercare torte, gioielli e il cinema commerciale. Nel migliore dei casi servono agli addetti ai lavori, nel peggiore sono utilizzate dagli svogliati fruitori di musica come sottofondo casalingo mentre fanno altro. La musica non è sottofondo: qualcosa è morto e il resto sta andando, non saranno le piattaforme digitali a risvegliarla. Auspichiamo una lenta inesorabile “nuova rivoluzione culturale”.

A. C.: Cosa pensa dei talent show? Sono un’occasione per i nuovi musicisti o solo una trovata commerciale?

Ennio Rega: Penso siano una pagliacciata! Una fiction per menti malate, è come fare sesso con una bambola di plastica. Niente a che vedere con una donna nuda, niente a che vedere con la “Musica”. È business, stato di abbandono e di desolazione della cultura in Italia.

Ma l’arte è tale in quanto piace solo a se stessa, innanzitutto e prima di tutto: non è mai una gara o un The Truman Show.

In televisione non vi sono mai state occasioni “reali” per nuovi musicisti, non ve ne possono essere poiché la tv è per sua natura antidemocratica ed è quindi normale, come i pesci dalla natura sono determinati a nuotare e i grandi a mangiare i più piccoli, che non abbia una funzione educativa e una forte valenza culturale. La tv ha solo finalità di puro marketing, che con l’arte niente ha a che fare.

A.C.: Ha messo in musica Pessoa. Cosa condivide col multiforme portoghese?

Ennio Rega: Di sicuro il suo essere… multiforme. Da musicista dico subito quanto sia sbalorditivo per me il fatto che qualsiasi poesia di Pessoa suoni già da sé. Mi viene naturale mettere i suoi versi in musica, vanno direttamente al posto giusto e dovunque io li metta stanno bene. In Saramago, Neruda, Pasolini… nulla scivola così, per me, e tutto va costruito. Pessoa, ineguagliabile poeta e scrittore, è soprattutto “musica”.

Con lui condivido la sensazione sgradevole della “solitudine” nel vivere in questa contemporaneità. Caratterialmente sento di essergli lontano; io sono un “Don Chisciotte”, un combattente mai disilluso, il nichilismo di Pessoa invece – “La vita mi disgusta come una medicina inutile” – mi è del tutto estraneo.

Finalmente 4 domande inconsuete per me, ti ringrazio! Ci vediamo il 7 dicembre al teatro Ambra.

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