Intervista agli Statuto, Premio FIM per i trent’anni di carriera

di Alfredo Sgarlato – È un piacere per il cronista poter incontrare un gruppo di musicisti che segue da una vita. È il caso degli Statuto, gruppo torinese amante delle sonorità giamaicane, che nell’ambito della FIM è stato premiato per i trent’anni di carriera. Ringraziando l’addetta stampa delle FIM Giulia Iannello per la gentilezza e la disponibilità, ecco l’intervista.

Albenga Corsara: siete considerati i rappresentanti del mondo “mod” in Italia: volete spiegare ai nostri lettori cosa significa essere mod?

Oskar degli Statuto: significa vivere la propria vita senza lasciarsi condizionare dalle mode e dal consumismo, sapendo che le difficoltà si possono risolvere, che si può essere qualcuno per quello che si è e non per quello che si ha, sia dal punto di vista comportamentale e ideologico che da quello estetico. Dal punto di vista estetico ci rifacciamo agli anni ’60, che è il periodo in cui è nato quel movimento, ma per il nostro comportamento non ci rifacciamo a quegli anni, non siamo dei nostalgici ma siamo proiettati nel futuro.

A.C: oggi che non dura a lungo più niente, nemmeno i matrimoni, nemmeno i papi, gli Statuto durano da trent’anni, come si fa? Dateci la ricetta!

O: intanto fare come noi che siamo atei così duriamo più del Papa! E poi come ti dicevo prima, sapere che esistono i mods, avere la consapevolezza che i momenti più difficili li abbiamo superati. E divertirsi: noi ci divertiamo, se non ci divertissimo non saremmo durati, abbiamo lo stesso entusiasmo degli inizi e questo ci ha aiutati.

A.C: qual’è il disco che ti ha fatto innamorare della musica nera?

O: beh, un disco in particolare non saprei, sono tanti i dischi e gli artisti che ci piacciono, in particolare il soul più ricercato, il cosiddetto “northern soul”, ma è una letteratura talmente vasta, talmente completa, sia quella di ieri che quella di oggi, che è difficile scegliere.

A.C: e tra quelli di oggi, delle ultime generazioni, quali ti sembrano più interessanti’

O: Paul Weller è da sempre un punto di riferimento, anche se non è proprio una novità, ma anche i fratelli Gallagher degli Oasis, i Kasabian hanno qualche sonorità che ci riporta al nostro stile e ci piacciono molto!

A.C: grazie!

Dal vivo gli Statuto riescono perfettamente a trasmettere questo loro entusiasmo, il batterista Naska è una macchina ritmica imbattibile, le canzoni sono allegre, i testi sembrano demenziali ma sono in realtà molto impegnati. Gli Statuto rivendicano con orgoglio le proprie radici operaie e fanno ballare tutto il pubblico felice di averli ascoltati. Una band che non tradisce mai!