Spese illecite fondi Regione Liguria, Scialfa lascia la vicepresidenza: «sono un galantuomo, per questo mi dimetto»

di Fabrizio Pinna – «Sarebbe anche ridicolo da parte mia dire che rimetto il mio mandato nella mani del presidente, perché è tautologico: è così, perché è un rapporto fiduciario. Io so che andrò dal giudice, quando mi chiamerà, a collaborare pienamente; io ho la coscienza a posto altrimenti non siederei a questo tavolo». Sono le parole pronunciate la scorsa settimana da Nicolò Scialfa nella seduta della Giunta ligure a poche ore dallo scandalo sollevato dall’indagine della procura genovese sulle presunte spese illecite – ad uso personale – fatte passare come “spese istituzionali” contestate ai gruppi consiliari della Regione, nella quale si trova coinvolto anche Scialfa come ex membro dell’Idv, successivamente passato a “Diritti e libertà” insieme alla collega Marylin Fusco.

Tutti negano che l’accenno alla necessità di una verifica interna “suggerita” in quella riunione dal presidente Claudio Burlando fosse in buona sostanza, come in effetti appariva tra le righe, una richiesta diretta proprio a Scialfa di fare un passo indietro in attesa dell’esito dei processi: una questione di opportunità, indipendentemente dalla rottura o meno del “rapporto fiduciario”.

Ma di fatto – nel giro di qualche giorno – il passo indietro c’è effettivamente stato, con le dimissioni ieri dalla vicepresidenza dell’ex Idv che ha rimesso anche le sue deleghe (Sport, Organizzazione e Personale). «È una mia decisione autonoma di cui non ho parlato con nessuno, nemmeno con il mio avvocato», ha tenuto a precisare Nicolò Scialfa ribadendo la sua estraneità ai reati contestati: «sono un galantuomo, per questo mi dimetto».

Un gesto “politico” – inutile dirlo – apprezzato da Burlando: «Ringrazio Nicolò Scialfa per il lavoro svolto e per aver anteposto a sé la difesa dell’ente», ha commentato ricevendo la notizia: «comprendo e apprezzo la sua decisione di lasciare le cariche ricoperte all’interno della giunta regionale, un gesto che s’addice ai suoi principi e all’esigenza di difendere nel modo più consono la sua persona».