Il futuro del turismo in Liguria: intervista ad Angelo Berlangeri

di Alessandro Sbarile – Angelo Berlangieri, 50 anni, di cui 25 trascorsi facendo l’albergatore, finalese, negli ultimi 3 anni direttore dell’ agenzia di promozione turistica della Liguria, è candidato alle prossime elezioni regionali nella lista civica “Noi con Burlando”, che appoggia il Presidente uscente; domani Berlangieri terrà degli incontri elettorali a Garlenda e ad Albenga.

D.: Negli ultimi anni ha lavorato come tecnico in Regione, perché ha scelto di “scendere in campo”?

R.: Per 2 motivi: in primo luogo perché in tre anni di lavoro ho avuto un rapporto di stima con il Presidente uscente, che mi ha chiesto una mano per governare il turismo ligure; per me sono le persone che tramutano idee in fatti, Burlando è una persona pragmatica e affidabile. In seconda battuta perché ho condiviso il progetto di cambiare il modo di governare il turismo, un assessorato che fa politica di sviluppo economica, non solo facendo promozione o eventi ma creando condizioni, servizi e infrastrutture per rendere il sistema competitivo. Se il turismo deve dare sviluppo serve una governance politica; è un modo diverso, che pone l’assessore in posizione più centrale in una politica complessiva, è affascinante. Quindi un progetto bello ed una persona concreta di cui mi fido mi hanno spinto a candidarmi.

D.: Cosa cambierebbe fra l’incarico tecnico e quello di assessore?

R.: La diversità è sostanziale: come direttore mi son preoccupato di promuovere le motivazioni per fare vacanza in Liguria, da assessore il ruolo è propedeutico: organizzare un portafoglio di prodotti e intervenire con tutte le componenti per creare servizi che concorrono per creare proposte che l’agenzia si spende; è un modello vincente di tutte le destinazioni turistiche perché propongono in concreto che cosa fare, si è passati dal turismo di destinazione al turismo di motivazione. Dunque occorre organizzare e proporre prodotti, è un lavoro più costruttivo e interessante.

D.: Lei non è nuovo alla politica, è stato Assessore al turismo a Finale in una giunta di centrodestra, ora si candida in appoggio alla coalizione di centrosinistra, dove vi è continuità?

R.: La continuità la vedo in due aspetti: anche a Finale la costruzione della lista è targata ma civica (ad esempio vi sono i consiglieri dello Sdi), al di là della “civicità” ho condiviso un programma e un progetto, che era quello di creare un assessorato che si occupasse di attività produttive, interessante perché concretizzava queste sinergie. Inoltre il sindaco Richeri è una persona di grande affidabilità e il successo elettorale che ha avuto ne è la prova. Il mio percorso è analogo: è la mia impostazione, mi piace fare cose per le imprese e avere l’opportunità di lavorare accanto a persone che mi stimano e che stimo.

D.: Di cosa ha bisogno la politica turistica della Regione?

R.: Ha bisogno di affrontare in maniera pratica e pragmatica i nuovi fattori di competitività di una destinazione, che sono competitive non solo perché ricche ma anche perché hanno temi di competitività contemporanea, dallo sviluppo delle nuove tecnologie per l’informazione e commercializzazione (internet e non solo) con un sistema web di organizzazione dell’offerta turistica. Quindi l’accessibilità al territorio, intesa come la possibilità di arrivare in Liguria e spostarsi all’interno della Regione, ad esempio per internazionalizzare, al di là di grandi infrastrutture, che non sono competenza di un assessore al turismo, per esempio dei voli per Genova o Villanova o andare a prendere i turisti dove già arrvano (Nizza e Pisa).

Un’altra sfida sta nell’aggregare l’offerta, ovvero costruire i prodotti in modo concreto e non in modo slegato perché non paga più; serve un’aggregazione delle imprese, che ci manca con un tessuto di piccole imprese, che si devono aggregare per essere competitive; inoltre servono processi nuovi di commercializzazione: l’agenzia ha le competenze per fare attività di promozione in modo adeguato se gli si dà qualcosa da proporre.

Oltre a questo serve creare un patto del lavoro del turismo, che deve essere fonte di occupazione, ma l’andamento di questo settore è molto fluttuante nel corso delle stagione, quindi le persone che vivono in questo settore tendono ad abbandonare per questa instabilità; bisogna intervenire su questo fattore perché rischiamo di perdere qualità e professionalità, diviene un circolo vizioso che va tagliato rapidamente.

D.: Quanto pesa sullo sviluppo turistico della Liguria l’essere una regione postindustriale?

R.: Il fatto che sia Regione postindustrale può esser positivo se ci si rende conto che l’economia turistica è l’unica che non può essere delocalizzata, perché se faccio un investimento resterà aderente al territorio; Genova, Finale, Alassio non si spostano, mentre gli altri possono perché erogano servizi ed è indifferente dove si trovino purché il servizio venga fornito, mentre il turismo offre un’emozione.

Se questa economia è vera dà reddito, occupazione e sviluppo, se si crea nuovo turismo ci può guadagnare in competitività del settore e del sistema complessivo; la difficoltà può essere un elemento per cambiare il modo di fare, può essere un’opportunità se la sappiamo cogliere.

D.: A volte gli interessi di turismo e territorio paiono divergenti, come può essere risolta questa situazione?

R.: Il territorio è fondante per il turismo, il cui valore e la cui ricchezza sono una motivazione fondamentale per circa 3 milioni e mezzo di visitatori l’anno. È un valore che va preservato in modo razionale e ragionevole, concetto che si applica in modo concreto con interventi sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. Gli interventi non sono necessariamente negativi, se è intervento turistico vero; a volte si dice così per dare ad alcune scelte un’etichetta di pubblica utilità: gli interventi sono utili se razionali e obiettivi, mentre a volte di turistico, a parte l’aggettivo, non c’è nulla.

D.: Esiste dal suo punto di vista un problema legato alla atavica chiusura caratteriale dei liguri rispetto al turismo?

R.: Il problema non è inesistente, viviamo in questa Regione, ce ne rendiamo conto che per indole non siam molto ospitali, serve pragmatismo; sono anni che gente viene in Liguria, non sono matti, il carattere e l’accoglienza non sono né perfetti né da buttare. Il problema va risolto con la formazione in modo pragmatico, dato che c’è un elemento culturale, quindi da tenere in valore. Però la formazione funziona quando chi viene formato trova opportunità, sennò non arriviamo mai alla fine, occorre creare sistema in modo che chi ci lavora abbia soddisfazioni economiche e professionali. Oggi la situazione è un po’ altalenante; se risolviamo il problema cresce la qualità e aumenta l’accoglienza.

D.: Quali sono gli obiettivi e gli strumenti della politica turistica da mettere in atto in questa legislatura?

R.: La prime cose da fare è scrivere regole del gioco, con norme che disciplinino le imprese ricettive: ci sono problemi che vanno risolti sulla classificazione alberghiera, un problema di salvaguardia delle strutture ricettive che si è cercato in passato di risolvere con un vincolo urbanistico che si è rivelato non efficace. Bisogna cambiare strumento e passare ad un vincolo economico-sostanziale, creando, d’accordo con le categorie, le regole che salvaguardino chi lavora in questo settore, dando vita a situazioni (che funzionano in altre realtà) che diano uno strumento di salvaguardia e facciano vivere il sistema.

Altro punto è il periodo invernale, in cui spesso le imprese lavorano sottocosto e ciò comporta un circolo vizioso che abbassa la qualità, incidendo sul costo del lavoro, poi si cerca di rifarsi nel periodo primavera-estate aumentando i prezzi, rendendo la permanenza cara, come si legge sui giornali: si cerca di stare nel mercato e impropriamente di recuperare le perdite; inoltre si è vista una ripresa delle chiusure in inverno, e ciò è preoccupante, sennò come si destagionalizza? In questa situazione occorre porre rimedio con interventi straordinari per chiudere la forbice. Dando competitività si spera in un afflusso anche in bassa stagione, serve bloccare l’emorragia delle strutture in bassa stagione, sennò si rischia di non avere nessun effetto.

Occorre lavorare sull’occupazione nel comparto, che dia una retribuzione garantita, creare degli ammortizzatori sociali per i momenti di calo dell’attività, questo è possibile perché sperimentato con strumenti che si possono utilizzare, non è utopia

D.: Riassuma la propria azione politica in poche parole…

R.: Fare del turismo ligure la fonte principale di sviluppo, occupazione e reddito: sarebbe il massimo alla fine dei cinque anni aver creato qualcosa di più dei titoli sui giornali.