Sviluppo sostenibile, economia circolare, infrastrutture e tutela del territorio

Un lavoratore edile in cantiere

Genova. Grandi opere per rilanciare Genova. Dalla ricostruzione del ponte Morandi all’alta velocità del Terzo Valico, le infrastrutture promettono lavoro e sviluppo economico, diventando così il simbolo della rinascita della città, duramente colpita dal crollo del ponte Morandi. Il tema sarà affrontato nel simposio “Sviluppo sostenibile, economia circolare, infrastrutture e tutela del territorio”, che si terrà martedì 18 giugno alle 9,30 presso la sala Quadrivium dell’Arcidiocesi di Genova, in piazza Santa Marta 2. Ad aprire il convegno Umberto Laurenti, segretario generale della Fondazione Sorella Natura che organizza l’evento, seguito dal Presidente della Regione Giovanni Toti, dal Sindaco Marco Bucci e dall’Arcivescovo di Genova Cardinale Angelo Bagnasco. Nell’ambito del simposio, il direttore del Secolo XIX Luca Ubaldeschi coordinerà una tavola rotonda a cui parteciperanno Pietro Salini, CEO di Salini Impregilo, Alberto Maestrini, Direttore Generale di Fincantieri e Presidente PerGenova, Edoardo Croci dell’Osservatorio Green Economy dell’Università Bocconi Green di Milano e Patrizia Lombardi Prorettrice del Politecnico di Torino.

Argomento centrale sarà proprio l’occupazione e lo sviluppo della città, partendo dall’allarme lanciato circa un anno fa dall’Inps. Analizzando i dati del terzo trimestre del 2018 – quelli concomitanti e immediatamente successivi al crollo del ponte – l’Istituto nazionale di statistica registrò una perdita in Liguria rispetto all’anno precedente di 5.000 posti di lavoro. «Ma le grandi opere possono oggi invertire questa tendenza. Il nuovo ponte sul Polcevera, nel cui cantiere sono già impegnate centinaia di persone, ripristinerà un collegamento strategico per la città grazie alla sua lunghezza di poco superiore agli 1,1 chilometri. “Un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi”, come l’ha raccontato Renzo Piano, ma anche una grande infrastruttura per impatto e funzionalità. Il viadotto sul Polcevera è infatti uno snodo essenziale per il collegamento di Genova con la Francia, con il porto e in generale con le aree limitrofe, permettendo di far recuperare alla città il ruolo di grande hub portuale e commerciale. Stesso impatto che avrà per la città il Terzo Valico dei Giovi, uno dei progetti di mobilità sostenibile prioritari per il completamento della TEN-T, la rete ferroviaria ad alta velocità che collegherà alcune rotte strategiche all’interno dei paesi dell’Unione Europea.»

«E proprio nel corridoio Reno-Alpi, quello che dovrebbe unire Rotterdam con Genova, quindi dal Mare del Nord al Mar Mediterraneo, rientra il Terzo Valico dei Giovi. L’opera, realizzata dal consorzio Cociv (guidato da Salini Impregilo), nasce con l’idea di creare un collegamento tra il sistema portuale genovese e la vasta area del paese che comprende Piemonte, Lombardia e Veneto dentro la quale viene movimentato il 50% delle merci nazionali. Come tutte le opere infrastrutturali complesse, il Terzo Valico dei Giovi rappresenta anche una grande opportunità occupazionale. In questo caso il numero dei lavoratori impegnato nel cantiere raggiunge nei momenti di picco le 2.500 persone, destinati a crescere fino a 4.500 quando saranno aperti tutti i cantieri. Grandi opere che serviranno per modernizzare la mobilità della città, e accrescere il flusso di merci e persone gestito dal porto. Nello scalo marittimo transitano oggi 1,7 milioni di crocieristi l’anno, ai quali si aggiunge una movimentazione di container pari a 2,6 milioni di teu e 69 milioni di tonnellate di merci. Al suo rilancio e a quello di Genova contribuiscono oggi le grandi opere in costruzione, strumenti essenziali per sostenere uno sviluppo economico basato sulla capacità di fare sistema e compiere grandi opere al servizio del Paese.»

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