Just Lily: Silvia Celeste Calcagno vince la terza edizione del premio “L’Arte che Accadrà”

Savona / Roma. Silvia Celeste Calcagno è la vincitrice della terza edizione del premio L’Arte che Accadrà, curato da Valentina Ciarallo, con l’opera Just Lily, che entrerà a far parte della collezione permanente del gruppo HDRA’, gruppo di comunicazione guidato da Mauro Luchetti e Marco Forlani che ha promosso il concorso. L’opera, che si unirà a quelle di Marco Raparelli e Matteo Nasini, vincitori delle precedenti edizioni, è stata scelta da una giuria composta dai 150 dipendenti della società romana che, per due mesi, sono stati a stretto contatto con le opere dei finalisti, Silvia Celeste Calcagno, Fabio Giorgi Alberti, Marta Mancini, Giuseppe Pietroniro e Corrado Sassi, in un dialogo non solo con il tempo quotidiano ma anche con la storia, visto che la sede di HDRA’ si trova nelle sale di Palazzo Fiano, splendido edificio quattrocentesco nel cuore di Roma. 


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Silvia Celeste Calcagno, artista savonese che vive e lavora ad Albissola Marina, ha rielaborato una sua opera, Just lily, proprio per gli spazi di Palazzo Fiano, trasformati in una stanza dei ricordi. Le immagini sono impresse su circa 650 lastre in grès sulle pareti attraverso la tecnica sperimentale del fireprinting, ideata e brevettata dell’artista, dove la fusione tra materia e fotografia si compie attraverso la sublimazione della cottura. Le fotografie fissano la realtà che viene poi postprodotta variandone i parametri. Ma è la terra ad elaborare il vero cambiamento, accogliendo l’immagine impressa a fuoco, creando una materia talmente distante dalla fotografia e dalla ceramica da non essere immediatamente identificabile.

*Nella foto (da sx): La curatrice del premio L’Arte che Accadrà, Valentina Ciarallo, e l’artista Silvia Celeste Calcagno; in basso un particolare dell’opera

«Just lily è una realtà di transizione. Vive a ritroso nei ricordi, a scavare tagliando con un bisturi affilato il tempo, la memoria, i feticci, i luoghi comuni, le rose, il peso delle cose, la mania per l’accumulo di oggetti che entrano poi a far parte a tutti gli effetti di una inanimata famiglia. La solitudine plasmata dal silenzio con una eco dolce, l’ossessione rispetto alla volontà di una eterna ricerca innata di instabilità, l’incertezza dei rapporti umani e la certezza degli oggetti sono i pesi e le misure dello stare. Avvolti in una sorta di horror vacui, senza spazi fisici e mentali a disposizione, dove tutto stringe, non abbandona, è impresso a fuoco ciò che non morirà, nonostante la caducità della vita, nonostante la brevità dell’esistenza. Just lily è “appena un giglio”, un fiore che giglio che ha una vita breve», ma ha la caratteristica di non perdere subito i petali e che per l’artista ha un significato particolare, molto distante dalla simbologia a cui è tradizionalmente accostato, racconta Silvia Celeste: “Il giglio è un’ossessione, il suo profumo, la sua forma, le indelebili macchie che lascia il suo polline hanno su di me un ascendente fortissimo. Nell’opera i gigli sono ovunque, nascosti e silenti tra le cose”.