Liguria, dalla Giunta un nuovo Piano territoriale delle attività di cava

Savona / Genova. È stato adottato oggi dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Urbanistica Marco Scajola, il nuovo piano territoriale regionale delle attività di Cava. A distanza di 18 anni dall’approvazione del precedente piano, “Regione Liguria si dota di un nuovo strumento al passo con le nuove esigenze produttive. Il piano assicura l’ordinato e razionale approvvigionamento dei materiali da costruzione necessari al fabbisogno regionale delle opere edili: infrastrutture, ripascimenti costieri, difese spondali. In pratica vuole garantire l’interesse economico e strategico dello sfruttamento dei giacimenti con la pianificazione del paesaggio e la tutela del suolo”.

L’attività estrattiva ha subito negli ultimi anni la crisi del settore edilizio e il nuovo piano cerca di stabilire un rapporto tra interessi del settore estrattivo e di recupero per preservare la riserva del giacimento, quale risorsa non più rinnovabile. In pratica il nuovo piano non prevede nessun nuovo polo estrattivo, riduce del 30% il numero di cave e del 50% il numero dei depositi degli scarti da estrazione dell’ardesia, ma consente di reperire i materiali necessari nelle attività che già operano nel settore, nelle quali si prevedono ampliamenti per il 14% dei casi. Inoltre il Piano prevede una particolare modalità di coltivazione dei giacimenti per consentire la migliore ricomposizione ambientale e paesaggistica, al termine dello sfruttamento; viene stabilito infatti l’obbligo per le cave che hanno esaurito l’attività estrattiva di ricomporre il paesaggio e l’ambiente demandando ai Comuni la definizione delle destinazioni urbanistiche di tali aree, anche nell’ottica di una valorizzazione dei siti ai fini turistico-ricettivi.

“Questo piano era atteso da tempo – spiega l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola – E finalmente la Giunta ha posto mano ad un’esigenza sentita anche dal mondo produttivo. Non dimentichiamo che la Liguria è caratterizzata dalla presenza di pietre ornamentali di pregio come il Portoro, coltivato nel promontorio di Portovenere e utilizzato da Cartier per i suoi negozi, l’Ardesia della Valfontanabuona e di Triora che caratterizza il centro storico di Genova per le coperture e i particolari architettonici, ma anche utilizzata in passato per i tavoli da biliardo. E poi il marmo rosso di Levanto, il Rosso Imperiale e il Verde Polcevera impiegati ad esempio nella cattedrale di San Lorenzo. Con questo piano noi affrontiamo finalmente il problema delle cave cosiddette brutte che quindi non saranno più coltivate, ma saranno oggetto di sistemazione, tra queste il polo serpentino del comune di Rossiglione, Arbisci nel comune di Ne, Bargonasco nel comune di Casarza Ligure. Poi ci sono cave che sono già in fase di ricomposizione ambientale e sono tolte dal piano e poi poli estrattivi previsti dal piano del 2000 e mai attivati cioè luoghi di natura vergine che resteranno tali grazie al piano cave. Un altro risultato importante della nostra amministrazione che finalmente riordina un settore delicato e produttivo, nel rispetto del lavoro e dell’ ambiente.”

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