“Zone di confine”: Circolo Culturale Eleutheros opere di Baraggioli, De Menis e Grimaldi

Albissola Marina. “Zone di confine” è il titolo della mostra che sarà visitabile negli spazi espositivi del Circolo Culturale Eleutheros (Via Colombo 23) dal 15 dicembre 2018 al 4 febbraio 2019. La mostra, curata da Riccardo Zelatore con il patrocinio del Comune di Albissola Marina, propone un percorso alla scoperta delle opere di Nicolò Baraggioli, Ivan De Menis e Marco Grimaldi. L’esposizione – a ingresso liberi – verrà inaugurata sabato 15 dicembre 2018 alle ore 18 e sarà accompagnata da un catalogo con la riproduzione di tutte le opere esposte e le immagini dell’allestimento.


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“Zone di confine” è «un progetto espositivo che avrei anche potuto titolare “sensazioni di pittura” o, in tempi di digitalizzazione estrema, “pittura aumentata” o, ancora, in ulteriori modi, più o meno originali. Zone di confine non vuole tuttavia concentrare l’attenzione sul mezzo espressivo – che infatti non è esclusivo – quanto sulla prossimità del sentire dei tre artisti coinvolti. E pure il mio, di sentire» anticipa il curatore della mostra, Riccardo Zelatore : «Ho pensato di riunire anzitutto tre amici, che mi è parso un buona assicurazione per la riuscita dell’iniziativa. Tre professionisti anagraficamente racchiusi in una generazione (dal 1985 di Nicolò al 1967 di Marco, passando per il 1973 di Ivan) che vivono e operano in tre diverse regioni italiane (Liguria, Lombardia e Veneto). Con tutti un buon feeling mentale, mi piacciono i loro lavori, si passano momenti piacevoli insieme parlando non solo di arte».

«Zone di confine non vuole tracciare perimetri di separazione, semmai individuare assonanze e sovrapposizioni che riguardano sia i codici espressivi sia i mezzi artistici utilizzati. Per me rimane una mostra di pittura aniconica anche se la stessa compare in termini tradizionali con i lavori di Grimaldi – pennelli e colori a olio per intenderci -, declina su materiali industriali acquisendo una presenza oggettuale con i pannelli in legno e le resine colorate di De Menis e si fa pittura anche in assenza di pittura con Baraggioli che è capace di farla percepire attraverso la rigorosa combinazione di materiali disparati quali plexiglass, ardesia, acciaio, legno. Per tutti il colore si fa volume e la luce concorre a segnare e determinare la componente dimensionale e la geografia dello spazio che solo apparentemente sono fissi ma in realtà risultano in continua trasformazione».

«Tutti hanno pensato a questo progetto espositivo visitando preventivamente il circolo Eleutheros e condividendo le reciproche opportunità di dialogo con le sale messe a disposizione. Se dovessi sintetizzare, potrei scrivere che la loro è una pittura plurale per un significato unico: è un modo per lavorare su se stessi, eliminando tutto ciò che per loro risulta inutile e liberare alla fine, in modo onesto, quel che realmente essi sono. Un filosofo interpreterebbe questa liturgia come una prassi di guarigione, io la leggo in modo più laico come esercizio quotidiano, paziente, anche spirituale, per dare un proprio senso alla meraviglia dell’esistere» conclude Zelatore.