Su la Testa 2018 prima serata

di Alfredo Sgarlato – Giunge alla tredicesima edizione il festival Su la Testa, che si svolge come ogni anno al Teatro Ambra di Albenga. La serata, presentata da Francesca De Marchi, Alberto Calandriello e Fabio Vosilla, si apre con gruppo locale, Ginez e il Bulbo della ventola, che sta lavorando a un nuovo disco dopo il valido “Canzoni bottiglie e altre battaglie”. La musica di Giorgio “Ginez” e il suo gruppo ci trascina immediatamente in mondo immaginario e pure molto reale, che fa pensare a locali vicini al porto, dove si consumano amori effimeri o immaginari. La voce roca è quella dello chansonnier di razza, ben assecondato dai ritmi precisi di Roberto Ascoli alla batteria e Daniele Luchini al basso, e col prezioso lavoro di Fabio Pollono alla chitarra solista, elegante e creativo. Ritmi di blues, swing e Sud America fanno sognare e battere le mani.

Secondo set con I Viaggiatori, Roberta Di Lorenzo voce,chitarra e piano, Chiara Di Benedetto violoncello e Guido Guglielminetti voce chitarra e basso. Dopo molte collaborazioni illustri (Fossati, Finardi, De Gregori) si sono messi in proprio e presentano le loro canzoni. Roberta Di Lorenzo ha una voce notevole, e molto convincente è il lavoro di Chiara Di Benedetto, che costruisce l’impalcatura ritmica dei brani con una serie di ostinati al violoncello. Testi personali, melodie sofisticate, una proposta musicale di buon livello.

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Breve apparizione per Lisbona, vincitore del Premio Bindi, che canta due sole canzoni, un po’ poco per giudicarlo, ma ha una bella voce soul e un buon dominio della chitarra. I testi, molto ironici, si rifanno a un immaginario giovanile e “nerd” e possono quindi divertire o lasciare perplessi, a seconda della disposizione d’animo dell’ascoltatore. Lisbona ha poi animato il dopo festival riproponendo le proprie canzoni e facendo cantare in coro a tutti i presenti alcuni superclassici.

Un tuffo nell’America profonda con Malcom Holcombe, accompagnato dal talentuoso Paolo Ercoli alla chitarra slide. Volto segnato da una vita avventurosa, Holcombe, poco noto in Italia e artista di culto negli U.S.A. dopo una lunga gavetta, ci racconta storie di solitudine ed emarginazione, con voce cupa e sofferente. La musica è il più classico folk americano, figlio del blues e ai confini del rock, sofferta, intensa, a tratti straziante. Un momento di grandissima intensità, sottolineato da calorosi applausi del pubblico, molto partecipe. Peccato che i tempi stretti del festival non abbiano potuto fargli concedere un bis che sarebbe stato meritatissimo.

Chiusura di serata con Mirko e il cane, anche lui fresco di molti premi in quel di Sanremo. Molto simpatico, precede ogni canzone con un breve monologo che spiega la genesi del pezzo, divertendo molto i presenti. I suoi testi sono riflessioni a volte ironiche a volte amare sulla vita quotidiana, amori finiti male, tipi umani alla moda e anche argomenti ben più drammatici come in “Stiamo tutti bene”. Ma non si pensi a un cabarettista o un comiziante prestato alla musica, come sono a volte i cantautori, è accompagnato da una band solida e creativa, guidata da Domenico Labanca alle tastiere, e la costruzione melodica e armonica dei brani è importante. La già citata “Stiamo tutti bene”, più recitata che cantata, ha un complesso sottofondo psichedelico, e tutti i brani sono molto godibili. Meritati applausi e bis.

Appuntamento oggi pomeriggio alle 17 a Palazzo Scotto Niccolari per le presentazioni dei libri di Andrea Rigante e Alberto Calandriello, con incursioni musicale, e quindi seconda serata all’Ambra con Bobo Rondelli, Peppe Voltarelli, Matthew Lee e Giulio Wilson.
*Foto di Paolo Moretti