L’estro di Riccardo Zegna a Palazzo Oddo

di Alfredo SgarlatoAlbenga. Venerdì sera la rassegna autunnale alla Wunderkammer di Palazzo Oddo devia dai consueti percorsi nella musica classica e ospita un grande del Jazz, il pianista piemontese di nascita ma ligure di adozione Riccardo Zegna. Il concerto, che ha convinto anche coloro per cui il jazz non è pane quotidiano, si apre con l’omaggio a coloro che, a modesto parere di chi scrive, sono i più grandi compositori del secolo scorso, ovvero Billy Strayhorn e Duke Ellington, ma si potrebbe tranquillamente scrivere il più grande visto che tra i due c’era un’autentica simbiosi e spesso le composizioni sono di attribuzione dubbia.


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Nel medley tra “After all” e “All too soon”, Zegna sviscera tutta l’evoluzione della musica afroamericana, alternando i ritmi sincopati del ragtime e le cadenze del blues coi momenti più lirici, suonando molto sulle note basse blocchi di accordi e arpeggi brillanti. L’omaggio a Ellington permea tutta la serata, sia coi brani più intimisti come “Mood indigo”, brano di ispirazione impressionista che Zegna riporta alle origini blues, o la splendida “Reflections in D”, sia con le scatenate “Caravan” e “It don’t mean a thing if ain’t got that swing” in cui il pianista incanta per velocità e precisione, senza mai scadere nel virtuosismo fine a sé stesso.

C’è anche l’omaggio nell’omaggio, ovvero la sublime “Duke Ellington’s sound of love”, uno dei molti, splendidi, temi che Charles Mingus ha dedicato al proprio maestro. Zegna esegue composizioni di altri grandi del jazz, ovviamente Thelonious Monk con “Monk’s mood” e “52th street Theme”, e Dizzie Gillespie con “Con alma” e “Woody’n you”, in ambedue i casi alternando un brano d’atmosfera, sognante e fantasioso, e uno swingante e giocoso. I brani sono intervallati dai racconti del musicista, che alterna aneddoti sui brani e sui musicisti con episodi della propria vita, soprattutto legati agli esordi.

La parte finale della serata è dedicata alle composizioni proprie, anche queste spiegate nella genesi artistica e legate a episodi personali: “Ballad”, “Profumo di Vienna”, “Andalusa” (ancora inedita su disco). In questi brani emerge la notevole cultura dell’artista, che riesce a legare il jazz più moderno con gli studi classici, facendo trasparire la passione per gli originali ma creando uno stile proprio. Oltre un’ora e mezza di musica volata in un attimo, con musica bella e raffinata eseguita da un musicista sensibile che conosce gli autori a menadito ma li fa rivivere con una lettura personale, come sa fare un grande jazzista. Una bella serata in un ambiente magico.

*Foto di Francesca Bogliolo