Benifei: “Cambiare la proposta di riforma del copyright per tutelare la libertà di internet”

“Con l’oscuramento volontario di Wikipedia in segno di protesta per la riforma della normativa europea sul diritto d’autore nel mercato digitale abbiamo visto una azione forse eccessiva, ma che ha voluto portare alla ribalta una proposta di legge dannosa, nel caso in cui l’Europarlamento la votasse senza prevedere delle forme di bilanciamento aggiuntive.”

Così dichiara l’Eurodeputato ligure del PD Brando Benifei, che ha seguito dall’inizio tutto l’iter della nuova normativa in quanto Membro del Gruppo di Coordinamento sull’Europa Digitale dei Socialisti e Democratici europei e che voterà per rigettare la proposta.

“La proposta di riforma non nasce nel vuoto e non è campata per aria: rafforzare la capacità degli autori, dei giornalisti, degli editori e dei creativi di avere più remunerazione per ciò che producono e veicolano nel mondo digitale è un obiettivo fondamentale e che credo debba essere largamente sostenuto e condiviso; per questo ritengo la riforma delle norme sul copyright assolutamente necessaria. Domani, però, voterò per ridiscutere ancora, nel Parlamento Europeo riunito in plenaria, il testo per il negoziato finale con i governi degli Stati Membri. Sono infatti convinto che alcune modifiche alla proposta della Commissione Giuridica del Parlamento siano indispensabili per dare all’Europa una normativa sul diritto d’autore protettiva nei confronti dei creativi ma non dannosa per l’innovazione e la libertà dei cittadini e dei consumatori.

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I dati ci dicono che l’86% dei consumatori non ha mai sentito parlare della nuova direttiva e non ne conosce neanche vagamente i contenuti; eppure avrà ricadute importanti sul nostro modo di navigare online, accedere alle informazioni e condividere contenuti come foto, video o fonti esterne. Ritengo allora che un approfondimento sia necessario. In sostanza, la nuova direttiva intende estendere la copertura del diritto d’autore a tutta una serie di prodotti e lavori, che oggi vengono condivisi gratuitamente attraverso le piattaforme online di servizi tramite un sistema di nuove licenze che le piattaforme dovrebbero pagare per ospitare contenuti protetti dal diritto d’autore. La normativa non riguarda dunque i consumatori e gli utenti finali ma potrebbe accadere che, con l’adozione obbligatoria di sistemi automatici di “filtraggio” e blocco dei contenuti protetti, vengano “stoppati” anche contenuti del tutto legittimi caricati dai semplici cittadini. Banalmente, il cittadino potrebbe non riuscire più a condividere le foto delle vacanze o i video dei balli di gruppo in spiaggia perché il filtro automatico non sarebbe abbastanza “intelligente”. A quel punto, rimarrebbe a disposizione solo lo strumento del ricorso legale. Per i siti di informazione, invece, non è stato chiarito adeguatamente il livello di libertà di espressione nel citare, tramite link, le fonti delle notizie. Potrebbero anche venire introdotte specifiche esenzioni a livello nazionale. Così otterremmo solo un quadro normativo fragile perché troppo frammentato, e grossi contenziosi legali che solo i colossi di internet potranno permettersi.

Per questo sostengo – in linea con la posizione espressa dal fondatore del World Wide Web, Sir Tim Berners Lee, e da tantissime associazioni di categoria (delle start-up digitali, dei consumatori, degli editori e delle biblioteche europee) oltre che da decine di accademici e dai miei colleghi delle Commissioni Mercato Interno e Libertà Civili – che la giusta battaglia per la riforma del copyright digitale vada fatta, purché con strumenti e tutele adeguati, per tutti: produttori di contenuti protetti dal diritto d’autore e consumatori.”