Fantastic Planet. Inferno, Purgatorio e Paradiso di Andrea Bianconi

La Spezia. Il CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea presenta dal 22 giugno al 30 settembre 2018 Fantastic Planet. Inferno, Purgatorio e Paradiso di Andrea Bianconi. L’artista, con questa mostra, vuole rappresentare un viaggio allegorico interiore che ciascun visitatore sarà chiamato a compiere durante il percorso. Se con la mostra “αlfaβeta” (alla Nuova Galleria Morone di Milano fino al 6 luglio) Andrea Bianconi si è posto in maniera ossessiva delle domande all’interno di uno spazio ristretto: “Esiste un Fantastic Planet?”, “Dove può esistere?”,“Cos’è esattamente?”; con “Fantastic Planet. Inferno, Purgatorio e Paradiso” l’artista presenta invece la mimesi di un viaggio interiore. Mentre la mostra di Milano ha dato delle possibili risposte a queste domande, immaginando il pianeta fantastico dentro di noi (nel caso della gabbia con lo specchio), fuori di noi (nel caso delle frecce che uscivano da tutti i punti di un piano) o individuabile a seguito della quasi ossessiva ripetizione di determinate parole (“Fantastic Planet”), la mostra della Spezia rappresenta lo sviluppo, l’evoluzione di questo lavoro di indagine effettuato da Bianconi.


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Tutto ruota attorno all’idea di viaggio, anche fisico, che la persona compie attraverso i vari spazi all’interno del museo. La fonte di ispirazione è il viaggio descritto da Dante Alighieri ne “La Divina Commedia” attraverso i tre mondi ultraterreni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.  Al pari del viaggio compiuto dal Sommo Poeta – che ha una duplice chiave di lettura, letterale e allegorica – anche questo “viaggio” ha un fine: se per Dante è la purificazione, per Bianconi è la scoperta dell’origine dell’immaginazione, elemento che alimenta e genera proprio la voglia stessa di mettersi in cammino. Alla fine del percorso, lo spettatore si trova dinanzi a un grande muro con sopra disegnato un paesaggio ipotetico composto da frecce, per indicare che l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono un po’ ovunque e immediatamente raggiungibili prendendo una qualunque direzione, visitabili persino nel corso di un’unica giornata.

L’Inferno non è “gridato”: vi sono frecce disegnate su quadri neri, visibili solo da vicino, quasi a ironizzare e giocare un po’ sulla presenza-assenza di queste direzioni. La gabbia con lo specchio, simbolo di introspezione e riflessione molto caro a Bianconi, non poteva che trovare spazio in questo “mondo”, dove le domande, i conflitti e le prese di coscienza sono all’ordine del giorno. L’artista compie, inoltre, un ulteriore viaggio attraverso un medley di brani che narra tappe e momenti particolari della vita dell’artista in una sorta di esercizio sensoriale, un modo per rivivere i propri ricordi attraverso le musiche ad essi legati, come in un continuum – che sia armonico o no non è dato saperlo – in grado di generare o risuscitare qualunque tipo di emozione. Un Inferno di colore nero ma che è, a tutti gli effetti, un Purgatorio e un Paradiso in potenza. Sono invece le gabbie sospese e vuote, il simbolo del Purgatorio, luogo per l’appunto sospeso, di transizione, dove non si sa esattamente cosa accadrà. Questo è l’unico “mondo” in cui sono presenti dei disegni e dove il colore predominante è il grigio. Il Paradiso di Bianconi è invece il luogo della creazione, dove predomina il bianco e l’armonia è riscontrabile su una tela piena di frecce, molte delle quali hanno l’aspetto di un fiore. Se per quest’opera l’artista è stato estremamente meticoloso, donando dunque ad essa perfezione formale, per l’altra, sempre raffigurante frecce e presente nella stessa sala, ha scelto invece la casualità, disegnando a occhi chiusi, per far emergere e ribadire il concetto di perfezione intrinseco e connesso a quello di Paradiso. Ciascuna opera presente in Paradiso è già di per sé perfetta, poiché realizzata in questo “mondo”, anche se sprovvista di cura di dettagli o realizzata senza la maestria del caso. La meta finale del viaggio si raggiunge in una stanza opposta a queste tre, ma molto vicina a quella del Paradiso, completamente nera ed oscurata. Qui il motivo della freccia diventa simbolo di salvezza in una installazione luminosa. La freccia è l’indicazione che riporta lo spettatore verso un nuovo viaggio che ognuno spera di terminare con la visione delle stelle, proprio come Dante all’uscita dall’Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Fine del viaggio: simbolicamente, lungo le scale del Centro a salire, un uomo nero tiene in mano un mazzo di frecce. È la visione del mondo di Andrea Bianconi in cui ciascun uomo è artefice del proprio destino avendo in mano tutte le possibili scelte/direzioni che potrà intraprendere.  Come afferma la curatrice Vittoria Coen “un percorso, un viaggio, che diventa catartico, verso una simbolica elevazione dello spirito”.