Festa della Liberazione, seduta solenne del Consiglio regionale

Questa mattina nell’auditorium della Camera di commercio di Imperia si è svolta la Seduta solenne del Consiglio regionale per celebrare la Festa della Liberazione.
Alla cerimonia hanno assistito oltre 170 studenti del Liceo Amoretti, dell’Istituto di istruzione superiore Ruffini, del liceo Vieusseux, dell’Istituto di istruzione superiore Marconi, del Polo Tecnologico Imperiese, degli Istituti comprensoriali Novaro e Sauro e le massime autorità civili, militari e religiose.


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La seduta è stata aperta dal saluto del presidente dell’Assemblea legislativa della Liguria Alessandro Piana ed è proseguita con l’orazione ufficiale di Bartolo Gariglio, professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino.

La cerimonia è stata preceduta, alle ore 10.30 dalla deposizione congiunta di una corona di alloro davanti al Monumento ai Caduti, in piazza della Vittoria, sempre a Imperia, a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale Alessandro Piana, il presidente della giunta regionale Giovanni Toti, il prefetto di Imperia Silvana Tizzano, il sindaco di Imperia Carlo Capacci e il presidente della Provincia di Imperia Fabio Natta.

SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE PIANA
Il Presidente ha esordito sottolineando che, per la prima volta, la Seduta solenne del Consiglio regionale si riunisce nel capoluogo imperiese. «Qui, nell’estremo ponente ligure – ha aggiunto – ci parlano “du Megu” il partigiano medaglia d’oro Felice Cascione, di cui ricorre quest’anno il centenario, che proprio all’ombra di quelle valli ambientò la celebre “Fischia il vento”. Ci raccontano di tanti altri patrioti cui si devono slanci di coraggio e di iniziativa capaci di concretizzarsi in esperienze di democrazia, come quella della Repubblica partigiana di Pigna, ricordata solennemente dal Consiglio Regionale nel 2014, come esempio di riscatto e anelito di libertà sbocciato insieme alla gemella esperienza di Torriglia, nell’ora più buia dell’occupazione tedesca». Secondo il presidente, celebrare la Resistenza è come «ricordare a ciascuno di noi che è sempre possibile rialzare la testa. Che un popolo intero può trovare in sé la forza di riconquistare la propria dignità». Piana ha quindi citato le parole di Felice Cascione rivolte all’amico Castagneto: “Essere l’avvenire e poter rischiarare la strada, come nella tenebra il raggio di sole, non è sacrificio”. Rivolgendosi, infine, agli studenti presenti nell’auditorium il presidente ha aggiunto: «Il doveroso tributo di omaggio ai tanti Felice Cascione di cui non conosceremo mai neppure i nomi, però, non esaurisce il significato di questa ricorrenza e non ne circoscrive l’eredità» perché – ha spiegato – i valori di libertà, pace e giustizia che ispirarono quei giovani «furono raccolti dai Padri Costituenti e devono costituire l’insostituibile metro per una lettura critica del mondo e del vostro stesso agire. Dobbiamo portare a compimento questa eredità, di questa eredità dobbiamo essere all’altezza, lo dobbiamo a quanti l’hanno conquistata e a noi stessi».

ORAZIONE UFFICIALE DEL PROFESSOR BARTOLO GARIGLIO
Lo storico ha approfondito alcuni aspetti della lotta di Liberazione a Imperia «dove i primi gruppi partigiani si costituirono piuttosto precocemente. Essi erano formati principalmente dai giovani che in età di leva rifiutarono di militare nella Repubblica Sociale. Già il 31 ottobre 1943 si gettarono le basi della costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale». Bariglio ha quindi ricostruito la figura di Felice Cascione intorno al quale si era costituita la prima formazione partigiana. Laureato in medicina nel 1942, l’anno dopo partecipò alle manifestazioni organizzate a Imperia per la caduta del fascismo. «La sua formazione si segnalò per alcune azioni vittoriose. Accanto all’attività di capo partigiano, – ha aggiunto – Cascione prestava assistenza medica ai montanari delle valli da Albenga ad Ormea». Bariglio ne ha sottolineato le qualità morali raccontando le drammatiche circostanze della sua morte avvenuta nel gennaio 1944, quando venne ucciso da alcuni fascisti. Nonostante la morte di Cascione, in quell’anno le formazioni partigiane dell’imperiese – ha aggiunto Bariglio – compirono numerose azioni. Lo storico ha quindi illustrato l’esperienza della Repubblica di Pigna e la sua eroica resistenza alle truppe tedesche.
«Ha ancora significato ricordare a oltre settant’anni la Resistenza? La mia risposta – ha detto – è assolutamente positiva. Dobbiamo essere grati a quelle donne e quegli uomini che dopo l’8 settembre hanno lottato contro il fascismo e il nazismo. Erano spesso giovani di entrambi i sessi che si erano formati sotto la dittatura e che ricevano proprio nel periodo della Resistenza militare e civile la loro prima formazione alla democrazia». Ma lo storico ha ammonito: «La democrazia va continuamente alimentata e rinnovata, ma ha gettato le proprie robuste radici in Italia proprio nella lotta di liberazione». Secondo Gariglio «la data del 25 aprile è un punto d’arrivo, come conclusione della guerra civile e liberazione del paese dall’occupante nazifascista, ma è anche un punto di partenza per la ricostruzione democratica».