Sassello: la cascata Baglietto e l’antica ferriera del Chiappino sognano un progetto di recupero

Dopo anni di abbandono, la pulizia della zona interessata dal comprensorio della Ferriera del Chiappino e della Cascata Baglietto, che ha rivestito nei secoli un importante ruolo per l’economia e la vita sociale del paese di Sassello e delle vallate circostanti, fa sognare un possibile recupero del sito a scopo turistico e a beneficio della collettività.

Il 2017 è stato dichiarato ‘Anno dei Borghi’ dal MiBACT, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con l’intento di promuovere la valorizzazione del patrimonio naturalistico, umano, culturale e artistico dei borghi italiani. Si parla soprattutto di “turismo esperienziale”, un turismo non solo fatto di visite ai grandi monumenti delle città affollate, ma anche di passeggiate nelle piccole realtà, in quei comuni finora ancora nascosti nonostante il grande patrimonio naturale, culturale e gastronomico che mettono a disposizione.

Sassello, che ha la peculiarità di unire al fascino dell’antico borgo, ricco di storia e cultura , una propensione al comfort dei moderni servizi tecnologici, si pone a pieno titolo tra i paesi in grado di aderire al progetto di rilancio turistico attraverso una moderna promozione legata anche alle radici culturali del passato.
Ecco che la riscoperta di un luogo, abbandonato e nascosto dalla vegetazione da molti anni, significativo sia per l’aspetto naturalistico sia per quello antropologico, può rappresentare oggetto di particolare interesse.

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Si tratta della ferriera del Chiappino che, unica posta sul corso del torrente Sbruggia, era anche la più vicina all’abitato di Sassello, oggi adiacente al centro storico. A monte di essa c’erano, già attivi nel Duecento, due mulini, quello del Piano e quello dell’Oltreacqua. Si ha notizia della ferriera per la prima volta in un testamento del 1575, si sa che l’incendio del 1672 la rese inattiva per tre anni e che subì il crollo della chiusa, allora di legno, nel 1680. Nel 1738 era al secondo posto per capacità produttiva tra le sette ferriere sassellesi e fu impiegata come centrale elettrica nei primi del ‘900.

Oggi sono ancora esistenti due edifici della ferriera, il ‘bedale’, il canale adduttore che portava l’acqua dal fiume ad una vasca di raccolta in pietra detta ‘bottazzo’ e la chiusa.
La cascata con il sottostante laghetto, attualmente visibile dopo i lavori di pulizia del sito, era nota in passato come Cascata Baglietto, dal nome dei precedenti proprietari, ed era meta di refrigeranti bagni estivi.

Tutti questi manufatti sono ora nella proprietà della Signora Martini che, dopo diversi anni ha provveduto ad una prima pulizia della zona dalla vegetazione che stava avvolgendo e nascondendo l’intera area e che così, attraverso i ricordi suoi e del compianto padre Enzo, racconta: «La cascata creata dalla chiusa, nota da circa 50 anni come la cascata ‘Baglietto’, è stata da sempre meta di bagni estivi da parte degli abitanti della zona . Per molto tempo la cascata è stata raffigurata nelle cartoline di Sassello in quanto uno dei principali luoghi di attrazione e divertimento. Anche lo specchio d’acqua del ‘bottazzo’ con tanto di barchetta a remi, inserita in un contesto naturale di gran fascino, costituiva soggetto prediletto per i fotografi dei primi del ‘900. Ultimamente, vista la quantità dei lavori necessari al ripristino di un’area così bella ed interessante dal punto di vista storico e naturalistico, mio marito ed io abbiamo provveduto a far redigere un progetto preliminare per un recupero produttivo dell’area a favore del paeseW.

La progettazione, redatta dall’Arch. Romeo Vernazza, l’Arch. Chiara Fornelli e dalla Dott. Patrizia Callicaris, comprende uno studio dettagliato dell’area ed un interessante piano di recupero atto alla trasformazione della Ferriera.

L’elaborato comprende: un recupero del livello di vivibilità dell’intera area (di circa mq 3.360) attualmente non più accessibile, nonostante le notevoli potenzialità culturali, ricreative e naturalistiche; la valorizzazione dei beni storico-architettonici presenti, al fine di creare un parco urbano storico/naturalistico tematico (la ferriera), pubblicamente fruibile, bacino di raccolta di iniziative e attività presenti sul territorio, nonché motore di nuovi meccanismi virtuosi di sviluppo, turismo e cultura.

«È nostro intento – conlude la proprietaria – nel caso uno o più enti locali si facessero carico del progetto, donare la ferriera e parte dell’area purché si ripristini il comprensorio, che era molto amato da mio padre Enzo e da mia sorella Carmen Martini, così da renderlo fruibile da tutta la collettività come lo era in passato».