Simmetriche eresie: ad Albissola una mostra di Lorenzo Taini

Simmetriche eresie è il titolo che Riccardo Zelatore ha dato alla mostra albisolese di Lorenzo Taini negli spazi del Circolo Eleutheros dove, sotto il patrocinio del Comune di Albissola Marina, la ricerca dell’artista milanese si palesa con garbo, servendosi dei mezzi della pittura e dell’installazione. L’inaugurazione della mostra è in programma per sabato 6 maggio alle ore 18 e l’esposizione prosegurà sino al 28 maggio 2017 (Orario: martedì-domenica 17:00-19:30; lunedì chiuso; ingresso libero).

Taini propone da sempre e con sistematicità un elemento tematico di base che si ritrova in tutta la sua produzione: la ripetizione costante come valore formale che, con logica musicale contrappuntistica, assume la connotazione di un procedimento ritmico, armonico e dinamico. Innanzi al suo lavoro, più volte ritorna alla mente un passo che Lea Vergine ha riservato a Enrico Castellani “…nulla è infinito se non la successione delle cose finite…”. Ma, a differenza del maestro segnalato, Taini diffida della formula unica e il suo repertorio procede per cicli, serie quasi ostinate che tuttavia non si esauriscono ma si sovrappongono nei tempi e nei modi. Il suo succedersi di minimi interventi operativi rimanda a una concezione simbolica di pitagorica ascendenza, ma al netto dei contenuti filosofici e appunto simbolici che non ci preme in questa occasione analizzare, emergono nel suo lavoro i tratti stessi dell’autore: estro ironico, acutezza del paradosso e irrequietezza di romantica derivazione assumono i caratteri della stilizzazione minimalista (che mai degenera nello stilismo), della sensibilità perseverante e della lucidità formale. Taini non ostenta, la sua energia e il suo talento si stemperano senza sudditanze in un linguaggio garbato ed elegante. La sua ricerca alienante, ossessiva e musicale, fatta di gesti certosini e insistiti, è una peregrinazione pacata e simmetrica (a zig zag) alla ricerca di un luogo, sempre parafrasando la Vergine, “dove tutto è esatto e tutto è mentito”. Le sue ripetizioni, i suoi fili che attraversano la tela, i suoi segni che inseguono la luce ci portano a indugiare, anche senza necessariamente capire, su quanti momenti di vita possono essere trattenuti in poche tracce dipinte. Taini, con le sue traiettorie allusive, con le sue punizioni ritmiche che alludono alla scrittura senza esserlo mai, porta con sé il principio del moto e della quiete in un esercizio graduale e graduato che ci accompagna, attraverso l’uso accorto e pulsante del colore, all’ascolto del nostro interiore.

Nelle sue opere, si tratti delle più recenti pitture cucite o delle sospensioni, geometria e ambiente circostante si legano di complicità o compartecipazione che superano un apparente antagonismo: per Taini il contesto ambientale si offre ed è considerato a tutti gli effetti come materiale della scena operativa, parte integrata e integrante del lavoro plastico. Lo spazio che ospita i suoi interventi non è mai mero contenitore ma per Lorenzo diventa consapevolmente elemento strutturale dell’opera.

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Considerate queste premesse, è facile intuire come la prima visita presso le sale vuote dello spazio albisolese, abbia rappresentato per Taini una stimolante sorpresa e sfida intellettuale che l’artista milanese ha saputo prontamente cogliere e risolvere con un progetto espositivo che cattura e sorprende per la forza della sua semplicità. Le sue installazioni frammentano lo spazio e si impongono nella loro duplice essenza di oggettualità materiale (reale) e dimensione illusionistica, grazie all’elemento ombra che enfatizza le traiettorie e proietta il segno geometrico verso una dimensione virtuale. Nelle sue mani anche singoli oggetti della scena quotidiana (in questo caso semplici matite) sono sottratte all’ovvietà e assurgono i caratteri dello straordinario nella loro e per la loro evidenza segnica. Non è tanto l’ironia a determinare un’atmosfera seduttiva, quanto il susseguirsi di simmetria e dinamismo in una sintassi di segni che si fanno vertigine.