Attendendo ‘Bocce’, commedia brillante del repertorio di Govi

di Laura Sergi – Proseguono gli eventi della XVII Rassegna teatrale del don Bosco a Savona. Questo week end, sabato 26 novembre e domenica 27 (rispettivamente alle ore 21 e alle ore 16), calcherà le scene la compagnia ‘San Fruttuoso’ di Genova con la dialettale: ‘Bocce’, commedia brillante di Aldo Acquarone, adattamento di Enrico Scaravelli.


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Correva l’anno 1958 e, al teatro Carignano di Genova, un grande attore portava sul palco anche la propria passione per il gioco delle bocce: l’attore era Gilberto Govi e Acquarone scrisse il testo pensando a lui e al suo amato hobby, filo conduttore di tutta la trama che ruota attorno a Nicola Casaccia (oggi interpretato da Stefano Pastorino), un burbero e astuto commerciante.

Tre atti con tre ambientazioni distinte (nella foto), sotto la regia di Daniele Pellegrino, per giungere all’epilogo divertente di una storia che coinvolge tutta la famiglia del personaggio principale, i suoi collaboratori nonché gli amici. Scenografie di Aldo Spallarossa; datori luci e voce: Francesca Sbrana e Luciano Canova.
Questo il cast: oltre Pastorino, Gianna Cevasco, Silvia Canale, Alessandro Sasso, Mariella Buonasora (Renata Burlando), Claudio Pieraccini, Lorenzo Ionata (Daniele Pellegrino), Gemma Cicardi (Rosangela Rivituso), Giorgio Oddone, Luigi Massa, Massimiliano Parodi, Cinzia Lamponi (fra parentesi, gli interpreti che si alternano il pomeriggio della domenica).

Nell’attesa, possiamo parlare di ‘Vegia Savon-na’, con la compagnia di casa, ‘La Torretta’, gli scorsi 12 e 13 novembre. Sotto la regia di Lorenzo Morena, poesie recitate e sceneggiate, canti dialettali di ieri e di oggi, trallallero, vecchie cartoline proiettate sullo sfondo, voli di fantasia sulla Savona di domani.
Già, la Savona di domani: terrificante, fra grattacieli che, come in un incubo, si fanno beffe della geometria, e ricordano tanto lo spaventoso progetto del Faro di Fuksas.

Ma andiamo con ordine e, prima di pensare al futuro, meditiamo sul passato… E infatti la serata scorre piacevolissima, tra vecchie scenette all’ordine del giorno nella nostra città, quando non c’era il computer, non c’erano i telefonini, c’erano le serenate e le puntate all’osteria, con tanto, tantissimo vernacolo nelle vie e nei carruggi.
Cantilene a gogò, botta e risposta in rima, e anche una povera piccola ‘in carne’ che non può mangiare perché è a dieta: vorrebbe fare la ballerina, ma ha mangiato sin troppa ‘figassa’.

Di romanticismo in romanticismo, quante coppie che sospirano, alla luna o sotto il balcone, e c’è pure chi viene sbeffeggiato e deriso, e perde la stima dell’amata! E che dire, ancora, del povero ‘bronzìn’ (rubinetto) che si confessa davanti al pubblico e ricorda i bei tempi andati, quando tutti erano in coda davanti a lui? Mille occasioni per battibeccare quando si va a lavare i panni, oppure quando passa uno spazzacamino e si vorrebbe essere servite per prima… E, già che ci siamo, riecco anche le classiche ramanzine d’un tempo, se al figlio discolo occorre una buona lavata di testa!

Come lo scorso anno al Circolo Artisi, in quell’evento che fu un’anteprima in bocciolo di questa rappresentazione, un soffuso brusio accompagna lo svolgersi dei due atti: non è un disturbo, è un segno di partecipazione, perché non ci si riesce proprio a non commentare… Specie quando è il momento delle vecchie cartoline, con piazza delle Erbe che non c’è più e gli edifici di cui non è rimasta traccia (qui, un dubbio: e se, quando le immagini sono molto simili, venissero proiettati solo i particolari ingranditi?).

Sul palco, con lo stesso Morena: Mimmo Basuino, Rosalba Bruzzone, Eugenio Calleri, Alessandra Crescini, Aldo Curti, Roberta Ferraro, Bruno Freccero, Gianna Marrone, Nino Segreto, Giovanni Vadalà e Marco Ventura. Con loro, tre bambine impegnate nei giochi d’un tempo (Chiara Frigerio, Martina Serra e Sofia Vallerga) e, sotto le musiche, i ballerini della scuola Janua di Genova, Giuse Cavanna e Rino Alfieri. Costumi di Graziella Mottola e Paola Rebagliati, canti di Massimo Vaccaro, scene di Giulio Tassara; luci, musiche e video di Andrea Ghersi e Wilma Negro.

Agli applausi, c’è chi, dietro di me, si domanda se qui si usa fare il bis. No, purtroppo, anche perché siamo abituati alle commedie. Altrimenti, a furor di popolo, chiederemmo un secondo: ‘Piccun, dagghe cianin…’, nella versione rivista per la nostra città, un momento con Curti dove il pathos è volato alle stelle.