L’On. Brambilla spara… ma contro la caccia: “rito barbarico e ingiustificabile”

“Da domani un esercito ben armato invaderà boschi e le campagne, prima di alcune Regioni, poi di tutto il nostro Paese. E’ l’esercito dei cacciatori, circa 700 mila: pochi rispetto a quanti erano qualche decennio fa, ma sempre moltissimi, pronti a sparare su qualsiasi animale abbia la sventura di trovarsi sulla lista delle specie cacciabili (in Umbria e Marche le preaperture riguardano 9 specie, in Friuli-Venezia Giulia 8), sulla base di calendari venatori che in alcuni casi sfidano apertamente le norme europee e quindi procureranno nuove procedure di infrazione”. Lo ricorda l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’ambiente.


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“Nella nostra civiltà occidentale – sottolinea l’ex ministro – da millenni la caccia non è più una fonte primaria di sostentamento e da secoli neanche una fonte accessoria. La chiamano “sport”, ma che c’è di “sportivo” nel perseguitare a suon di pallottole degli animali indifesi? L’attività venatoria non ha giustificazione alcuna, è solo un rito barbarico che soddisfa gli appassionati di morte e riempie le tasche dei produttori di armi. In quest’ultimo fattore dobbiamo probabilmente riconoscere la ragione ultima della sua sopravvivenza oltre e contro ogni logica”.

“Se non fosse un problema serissimo, per i danni che arreca e per le vittime che provoca – aggiunge – la caccia in un territorio densamente popolato come quello italiano avrebbe indubbiamente risvolti comici. Quasi ovunque la selvaggina non è sufficiente e per riempire i carnieri bisogna ricorrere al ripopolamento di lepri, fagiani e altre prede: animali allevati che di solito non oppongono grande resistenza ai baldi Rambo di casa nostra. Però il piombo non fa distinzioni. Abbatte gli animali presi di mira (danneggiando il patrimonio faunistico di tutta la collettività), gli escursionisti, persone estranee alle battute di caccia o i cacciatori stessi, spesso anziani dai riflessi un po’ appannati che di tanto in tanto si sparano addosso”.

“Eppure l’opinione pubblica è fermamente e costantemente contraria alla caccia. L’ultimo rapporto Eurispes, pubblicato quest’anno, fissa a 68,5 per cento la quota dei no”: “Il governo di qualsiasi Paese – commenta l’on. Brambilla – ne terrebbe conto. Il nostro invece compete con quelli regionali nel far regali alle doppiette, come l’ok all’allevamento di richiami vivi, la possibilità di cacciare sulla neve, più pallottole in canna e così via. Quando si decideranno a prendere in considerazione l’opinione dei cittadini?”