Stop distribuzione diretta farmaci, M5S e Pd contro Toti: regalo ai farmacisti che peserà sulle casse regionali

Andrea Melis

Fioccano le critiche di Pd e M5S contro la scelta della Giunta Toti di “bloccare” la distribuzione diretta da parte delle Asl di alcuni farmaci, favorendo invece soluzioni affidate al settore privato.
“Un regalo ai farmacisti che costerà alle casse regionali 12 milioni di euro l’anno”: così consiglieri regionali del Gruppo del Partito Democratico Raffaella Paita, Valter Ferrando e Giovanni Barbagallo definiscono la delibera di Giunta che in sostanza decreta lo stop alla distribuzione diretta – e quindi da parte delle Asl – dei medicinali antitumorali e salvavita, affidando il servizio alle farmacie (cessione di conto). “Uno spreco di soldi – sostengono i consiglieri del Pd – visto che questa decisione costerà 7 euro in più a farmaco per garantire il guadagno delle farmacie”.

“Oltre a questo si perde la tracciabilità dei medicinali e nasce un problema di controllo della spesa, che grazie al centrosinistra era scesa da 334 milioni di euro all’anno in tutta la Liguria a 210 milioni. Questi farmaci sono molto costosi e importanti e con la distribuzione diretta delle Asl – che a Imperia comprendeva anche il servizio domiciliare – c’erano sia un controllo sanitario sia un controllo economico. Adesso la spesa lieviterà e sarà difficile controllare la quantità dei medicinali distribuiti. Con l’aggiunta di tutti i presidi sanitari a questa lista, inoltre, i conti saliranno ulteriormente. Questa decisione della Giunta – concludono i consiglieri del Pd – crea un enorme ingiustificato danno alle casse regionali, peggiorando il servizio ai pazienti; un puro e semplice regalo ai privati, con i soldi di tutti”.

Critiche arrivano anche dal deputato M5S in commissione Affari Sociali Matteo Mantero – che però ha di mira anche il Governo Renzi (“La sanità pubblica italiana annaspa, i tagli a strutture, fondi e personale proseguono ma di andare a risparmiare là dove si potrebbe questa politica non ci pensa proprio”, sostengono) – e dal consigliere M5S in Regione Liguria, Andrea Melis, che nei giorni scorsi aveva chiesto di seguire tutt’altra strada: “I cittadini devono essere consapevoli del fatto che la distribuzione ‘per conto’, cioè nelle farmacie private determina un aumento del prezzo dei farmaci che può variare anche sensibilmente non solo da Regione a Regione, ma persino da Asl ad Asl. La distribuzione per conto prevede l’aggiunta dell’Iva del 22%, destinata a farmacisti privati e grossisti. Un esborso che va a pesare sulle casse pubbliche e che per i cittadini si traducono indirettamente in disservizi o aumento di altre imposte.

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“Dalle colonne di Repubblica – proseguono i pentastellati – il presidente di Federfarma, Annarosa Racca, ovviamente sostiene la causa della distribuzione in conto parlando di una maggiore adesione alla terapia da parte dei pazienti attraverso questa modalità. Una rilevazione di cui però oggi non è possibile avere contezza, a meno che Federfarma non sia in possesso di dati che gradiremmo visionare. Racca afferma anche che la distribuzione “diretta” non consente all’amministrazione pubblica un monitoraggio continuo e immediato dei consumi e la riduzione degli sprechi per forniture non utilizzate, ma per bypassare questa lacuna basterebbe la volontà politica di mettere mano a un processo di osservazione e controllo, da mettere a sistema”.

“Per quanto ci riguarda, dunque, l’esperienza positiva di Imperia – per la quale si è battuto in particolare l’assessore regionale M5S Andrea Melis –  non solo non andava eliminata, ma ampliata a livello nazionale per ottimizzare le uscite dalle casse del Ssn e consentire di rastrellare fondi che potrebbero essere riutilizzati per tante altre necessità”.