Varazze, concluso il ciclo dedicato a “Otto secoli di storia domenicana”

08 - 8SecoliVarazze. Lo scorso sabato 28 maggio presso la sala capitolare del convento di S. Domenico si è concluso il ciclo “Otto secoli di storia domenicana”, con l’ultimo dei tre incontri organizzati dal Centro Studi “Jacopo da Varagine” in collaborazione con il Comune di Varazze ed il Convento stesso.

È stata la volta dell’Italia del Novecento: Giovanni Cavagnini, borsista della Fondazione per le Scienze Religiose “Giovanni XXIII” di Bologna, ha presentato la figura di Reginaldo Giuliani, domenicano torinese noto per le sue doti oratorie e la sua attività di cappellano militare, in un intervento dal titolo: Il Vangelo agli Italiani. Reginaldo Giuliani predicatore (1912-1936).

Dopo l’introduzione di Elsa Roncallo, presidente del Centro Studi, e i saluti di Mariangela Calcagno, assessore alla Cultura in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, che ha manifestato grande apprezzamento per le attività del Centro, il relatore ha esordito delineando brevemente le tappe principali della vita di Reginaldo Giuliani.

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Nato a Torino nel 1887 ed entrato nell’Ordine dei Predicatori, dopo l’ordinazione sacerdotale partecipò come cappellano degli Arditi della III Armata alla Prima Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto rimase a Fiume con D’Annunzio, fino a che, nel 1919, i superiori lo richiamarono in Piemonte. La notorietà acquisita alimentò la sua fama di predicatore, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale (più volte a Varazze) con due significative missioni presso gli emigrati italiani negli Stati Uniti ed in Argentina. Partito per l’Africa nel 1935, come cappellano nella guerra d’Etiopia, trovò la morte a Passo Uarieu, in Abissinia, il 21 gennaio 1936.

Tralasciando l’attività di cappellano militare, il relatore si è concentrato sulla predicazione di Giuliani ed ha diviso in tre grandi gruppi i temi da lui trattati: culti e devozioni, la società cristiana e la nazione.
Il primo gruppo è legato soprattutto alle ricorrenze religiose: i quaresimali (celebre quello del 1933, che Giuliani tenne per quaranta giorni in tre chiese diverse, due a Milano e una a Novara), le feste patronali, i santi locali e domenicani. Il relatore ha letto un ampio brano di una predica in onore di san Giuseppe, presentato come modello dei lavoratori.
La predicazione dell’epoca di Giuliani si rivolge ad un pubblico in prevalenza femminile, poiché, con l’eccezione del periodo della guerra, in genere gli uomini disertano le chiese: particolare importanza assume pertanto la predica di Giuliani relativa ai doveri delle madri, primo fra tutti l’educazione cristiana dei figli.

Il terzo gruppo è dedicato alla predicazione di argomento patriottico e nazionalista: dopo la presa di Roma nel 1870, il papa Pio IX si era chiuso in Vaticano, considerandosi prigioniero. I cattolici si trovarono divisi tra astenersi totalmente dalla vita politica o trovare un modo per partecipare. Le autorità civili, marcatamente anticlericali, diffidavano dei cattolici ma la lealtà da essi dimostrata durante la guerra offrì un’occasione di avvicinamento tra Stato e Chiesa tramite il nazionalismo e anche attraverso la predicazione. In questa prospettiva deve essere inteso il discorso di Giuliani dell’agosto 1929 dedicato alla celebrazione dei Patti Lateranensi ed alla svolta segnata da essi nei rapporti tra Italia e Santa Sede, di cui il relatore ha letto un passaggio.

Alcuni interventi tra il pubblico, numeroso e attento, e le relative risposte del relatore hanno protratto l’incontro sino quasi alle 19.

L’appuntamento con le prossime iniziative del Centro Studi è fissato per l’autunno: un nuovo ciclo di due conferenze, previste nei giorni 5 e 19 novembre, sempre alle 16.30, commemorerà i 200 anni della conferma del culto del beato Giacomo.