Varazze ricorda la modernità del domenicano spagnolo Francisco de Vitoria

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Varazze. Sabato scorso, 7 maggio, a Palazzo Beato Jacopo è iniziato il ciclo di conferenze organizzato dal Centro Studi Jacopo da Varagine per ricordare gli ottocento anni dell’Ordine dei Predicatori. Erano presenti il Sindaco di Varazze Alessandro Bozzano, tre religiosi del convento di Varazze alcuni laici domenicani, membri di associazioni culturali e molti cittadini interessati ad approfondire una pagina significativa della storia della Chiesa.

Il presidente, Elsa Roncallo, ha preso la parola presentando brevemente l’iniziativa, la relatrice della conferenza, Simona Langella, professore associato di storia della filosofia moderna presso l’Università di Genova e il tema da lei trattato: la figura di Francisco de Vitoria domenicano spagnolo della prima metà del 1500.

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Il sindaco ha portato ai convenuti il suo saluto, motivando la concessione del patrocinio del Comune all’iniziativa con il legame speciale che unisce Varazze ai Domenicani attraverso la figura di santa Caterina e riprendendo le parole del presidente sull’attualità della riflessione giuridica del padre domenicano.

Ha quindi preso la parola la prof.ssa Langella che, per una cinquantina di minuti, ha accompagnato il pubblico alla scoperta della vita e dell’opera di Vitoria.

Nato a Burgos nel 1483 ed entrato nell’Ordine dei Predicatori, compì i suoi studi presso l’Università di Parigi, sede della più importante facoltà teologica della Cristianità occidentale. Tornato in Spagna, nel 1526 vinse la cattedra prima theologiae presso l’Università di Salamanca, la prima cattedra della facoltà più importante della principale università di Spagna, fondata nel XIII secolo e potenziata dai Re Cattolici, Ferdinando e Isabella, e dal loro nipote, l’imperatore Carlo V.

A Salamanca gli statuti dell’università prescrivevano che si usassero come “libro di testo” le Sentenza di Pietro Lombardo (XII secolo): Francisco de Vitoria affiancò a questo manuale la Summa theologiae di san Tommaso d’Aquino, rinnovando profondamente l’insegnamento della teologia.

Nei vent’anni in cui insegnò a Salamanca, dal 1526 al 1546, anno della morte, con ogni probabilità Vitoria tenne una ventina di lectiones magistrales. Alcune di esse, spesso legate all’attualità, appaiono legate da un filo conduttore: De potestate civili, De potestate ecclesiastica, De potestate papae et concilii, De Indis.

Vitoria sostiene che il papa non detiene l’autorità di giudicare ed eventualmente deporre i sovrani, ma soltanto quella spirituale, e che essa è pari a quella del concilio.

La fama di Francisco de Vitoria è legata soprattutto alla lectio De Indis (Gli Indiani), del 1539 in cui si schierò contro lo sfruttamento delle terre conquistate e delle popolazioni indigene e biasimò duramente i metodi della conquista del Perù nel 1534.

Secondo Vitoria gli indios, hanno il diritto di possedere la loro terra: il papa dispone solo dell’autorità spirituale, quindi Alessandro VI non poteva “incaricare” i sovrani spagnoli di “conquistare” le terre americane per portarvi il vangelo, la conquista è illegittima. Però gli indios, hanno anche il dovere di non opporsi se gli spagnoli si recano pacificamente nelle loro terre a predicare il vangelo. Gli spagnoli, da parte loro, possono recarsi nelle Indie per aiutare pacificamente le popolazioni a progredire, ma, una volta terminato il loro compito, devono ritirarsi.

La riflessione di Vitoria influenzò la redazione delle Leyes nuevas de Indias del 1542 e fornì i fondamenti teoretici a Bartolomé de Las Casas, anch’egli domenicano per opporsi a Juan Ginés de Sepùlveda nella disputa di Valladolid del 1550-1551 relativa alla legittimità della conquista, disputa sostanzialmente rimasta senza vincitore.

In chiusura la professoressa Langella ha proiettato i ritratti di alcuni dei personaggi citati, dedicando particolare attenzione al Paravento della Conquista, un enorme dipinto realizzato nel XVII secolo che rappresenta anteriormente Città del Messico dopo la conquista spagnola, urbanizzata a scacchiera come le città europee, e nella parte posteriore la città di Tenochtitlàn al momento della conquista, con l’arrivo degli Spagnoli e vari episodi della presa e della distruzione della città.

Non sono mancate le domande di approfondimento e le esaustive risposte della relatrice.