Funghi: attenzione anche a quelli che non nascono nei boschi

In crescita le segnalazioni della presenza di micotossine, composti tossici prodotti da alcuni tipi di funghi all’interno degli alimenti e mangini degli animali . Tra i cibi più a rischio: gli alimenti integrali, cerali, frutta secca soprattutto di importazione. Medini (Labcam): “Per la prevenzione è indispensabile il controllo di tutta la filiera commerciale”.


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Funghi 1

Albenga. Ci sono funghi ottimi in cucina e funghi velenosi che possono anche uccidere. E poi ci sono quelli che non si raccolgono nel bosco, ma nascono nei cibi mal conservati e si possono annidare anche nei mangimi per animali. Sono le micotossine, composti tossici prodotti da diversi tipi di funghi, appartenenti principalmente ai generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium.

In particolari condizioni ambientali, quando la temperatura e l’umidità sono favorevoli, questi funghi proliferano e possono produrre micotossine. Generalmente entrano nella filiera alimentare attraverso colture contaminate destinate alla produzione di alimenti e mangimi, principalmente di cereali. Gli alimenti più a rischio sono quelli integrali, soprattutto di importazione, il mais, frumento, orzo, avena, segale, riso, la frutta secca (pistacchi, arachidi, noci del Brasile, spezie) e possono diluirsi, per assunzione animale, nei formaggi.

«La presenza di micotossine negli alimenti e nei mangimi – spiega Luca Medini, direttore di Labcam srl, il Laboratorio chimico merceologico della Camera di Commercio di Savona che ha sede ad Albenga – può essere nociva per la salute umana e degli animali poiché può causare effetti avversi di vario tipo, come il cancro e la mutamenti genetici, nonché portare disturbi a livello estrogenico, gastrointestinale e renale. Alcune micotossine sono inoltre immunosoppressive e riducono la resistenza alle malattie infettive».

Secondo l’ultimo report sul 2015 della Rasff, il Sistema europeo di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi, i contaminanti chimici più frequentemente notificati sono le micotossine (496) e i residui di fitofarmaci (398), seguiti da metalli pesanti (soprattutto mercurio, cadmio e piombo). «Solo nel mese di aprile – dice Medini – sono arrivate decine di allerte su micotossine il che dà un’idea della loro diffusione, ma anche dell’attenzione prestata nelle analisi per il rilevamento. Generalmente i livelli di contaminazione da micotossine riscontrati negli alimenti non determinano effetti acuti, ma possono concorrere all’insorgenza di patologie corniche come la celiachia e l’autismo».

L’impatto delle micotossine sulla salute dell’uomo varia a seconda della tossicità della sostanza, della quantità assunta, della frequenza di assunzione, della presenza di altre micotossine e del regime dietetico del soggetto. Non tutte le micotossine sono uguali: le più pericolose per la salute sono le aflatossine e le meno nocive sono la zearalenone e la patulina. «In ogni caso è necessario mantenere un elevato standard di monitoraggio-. Inoltre per contrastare la presenza di micotossine negli alimenti – spiega Medini – è importante avere una precisa mappatura, lotto per lotto, dei prodotti in commercio, un’adeguata prevenzione e selezione a monte della filiera al fine di garantire la massima sicurezza possibile per il consumatore. La nostra struttura, oltre ad aver dedicato alcuni interventi nel corso del recente Workshop nazionale del mese di marzo, da anni è all’avanguardia nei controlli e nella qualità delle verifiche applicate ai prodotti alimentari».