Amleto Fx: ad Albenga uno Shakespeare riveduto e corretto

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Albenga. Venerdì 8 aprile allo Spazio Bruno di Via Dante 1 alle ore 21.00, lo spettacolo Amleto fx (selezione In-Box) di Vico Quarto Mazzini con protagonista Gabriele Paolocà, chiude la stagione2015/16 di teatro serale di Kronoteatro. Lo Spazio Bruno è Una sala teatrale allestita grazie alle energie di Kronoteatro che dota Albenga e il suo comprensorio di una spazio scenico di 8mt x 8mt, una americana con dotazione illuminotecnica professionale ed una gradinata dalla capienza massima di 90 posti.

Amleto Fx è una rivisitazione del testo di Shakespeare, è un’indagine sulla moda del deprimersi dei nostri tempi.
Uno spettacolo che parla di castrazioni tecnologiche, della mancanza dei padri, dell’attrazione verso la dissoluzione e dell’eco assillante che tutto questo causa nelle nostre coscienze.

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Questo non è l’Amleto. E’ un assolo generazionale. Un racconto intimo e globale che attraverso il riso amaro vuole spingere a trovare una soluzione al solito, annoso,banale, scontato ma comunque sempre irrisolto quesito: Essere o non Essere?

Un uomo, un principe, che per comodità chiameremo Amleto, si è rinchiuso nella propria stanza e ha deciso di non uscirne più. Vuole farsi da parte e per farlo medita un gesto estremo, un gesto che lo liberi per sempre da tutto il marcio della Danimarca: il suicidio. Brandelli di storia ci aiutano a comprendere il perché del suo intento.

Sappiamo che c’è un padre, un re, morto e una madre, una regina, che non ha perso tempo e si è risposata col fratello del marito defunto e poi se n’è andata in barca a Forte dei Marmi. Sappiamo che Orazio, il miglior amico di Amleto, ha organizzato una festa e che tutti andranno, compresa Ofelia. Lo sappiamo perché il computer, l’unica “finestra” sul mondo che Amleto tiene ancora aperta, continua a vomitare messaggi. Sappiamo che Amleto ne ha abbastanza di tutto e di tutti, anche di Rosencratz e Guildestern, due “ragazzi di vita” che della loro grezza incoscienza ne hanno fatto una religione.

Delle cause questo e poco altro sappiamo. L’importante sono le conseguenze, i propositi maniaco (essere)-depressivi (non essere) scaturiti da questi accadimenti e dalla masochistica solitudine che Amleto si è imposto per dire finalmente basta e farla finita. Per trovare la forza Amleto invoca tutti i miti del suo (del nostro) tempo, tutti quei personaggi famosi che, in un modo o nell’altro, sono riusciti a porre fino all’assurdo gioco della vita. Attraverso le loro disperazioni cerca di dare un senso alla propria mentre un cappio, appeso in proscenio, aspetta solo di essere utilizzato.