NOTE A MARGINE – Bobbio, intorno ai limiti e aporie della regola di maggioranza

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(effe) – Spesso, purtroppo, le maggioranze sono formate non dai più liberi ma dai più conformisti? “Come espediente tecnico la regola della maggioranza è indifferente al fatto che i voti da computare siano stati dati più o meno liberamente, per convinzione o per paura, per amore o per forza. Che una decisione collettiva sia presa a maggioranza, che quella determinata decisione collettiva sia la decisione della maggioranza, non prova assolutamente nulla rispetto alla maggiore o minore libertà con cui quella decisione è stata presa”… Sui limiti e le aporie della regola di maggioranza, proponiamo ai lettori corsari alcune cristalline riflessioni di Norberto Bobbio che, a trentacinque anni da quando furono scritte, conservano tutto il loro lucido vigore argomentativo:

«Ma è poi proprio vero che la regola della maggioranza assicura la libertà come autodeterminazione, intesa come «l’accordo fra la volontà individuale e la volontà collettiva espressa nell’ordinamento sociale» [cit. Kelsen]?

Sarebbe vero se la volontà individuale che si esprime col voto e che concorre insieme con altre a formare la maggioranza si fosse potuta determinare liberamente. Ma la libera determinazione della volontà individuale (dove per «libera determinazione» s’intenda una determinazione presa di fronte a diverse alternative possibili attraverso la ponderazione di argomenti pro e contro, e non già in situazioni in cui non ci sono alternative, e comunque non per paura di gravi conseguenze per la propria persona o per i propri beni) presuppone una serie di condizioni preliminari favorevoli (riconoscimento e garanzia dei diritti di libertà, pluralità di formazioni politiche, libero antagonismo fra esse, libertà di propaganda, voto segreto ecc.) che precedono l’espressione del voto e quindi anche l’entrata in funzione della regola della maggioranza che è puramente e semplicemente una regola per il calcolo dei voti.

Come espediente tecnico la regola della maggioranza è indifferente al fatto che i voti da computare siano stati dati più o meno liberamente, per convinzione o per paura, per amore o per forza. Che una decisione collettiva sia presa a maggioranza, che quella determinata decisione collettiva sia la decisione della maggioranza, non prova assolutamente nulla rispetto alla maggiore o minore libertà con cui quella decisione è stata presa. E pertanto attribuire alla regola della maggioranza il potere di massimizzare la libertà o il consenso è attribuirle una virtù che non le appartiene.

Spesso, purtroppo, le maggioranze sono formate non dai più liberi ma dai più conformisti. Di regola, anzi, tanto più alte sono le maggioranze, specie quelle che sfiorano l’unanimità, tanto più sorge il sospetto che l’espressione del voto non sia stata libera. In questo caso la regola della maggioranza ha prestato tutti i servigi che le si possono chiedere ma la società di cui essa è lo specchio non è una società libera».

[** da Norberto Bobbio, La regola di maggioranza: limiti e aporie (1981), ora in Id., Teoria generale della politica, a cura di M. Bovero, Torino, Einaudi, 1999 (I edizione)]