Arte e letteratura: i giovani fondatori di riviste

di Antonio Baldini — Ma quante riviste d’arte e di letteratura nascono e stanno per nascere in questo momento in Italia?


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STROFE

In una allegra compagnia di nottambuli una giovine donna fece una domanda angosciosa: “Quanti lumi saranno accesi nel mondo in questo momento?„

Nacque una discussione sui bilioni e trilioni che potevano essere.

ANTISTROFE

Alta e senza luna è la notte, e le stelle più si guardano, più se ne vedono uscir fuori di nuove.

Le scolte notturne fanno echeggiare dei loro passi le strade solitarie. Dalle 23 in poi i pubblici esercizi sono tutti chiusi.

Ma quante riviste d’arte e di letteratura nascono e stanno per nascere in questo momento in Italia?

EPODO

Intrepida Gioventù, espugnatrice di tutte le piazze, chi saprà degnamente cantare le lodi delle tue intenzioni, se non delle tue fortune?

Infinite sono le arti degli uomini, molte le strade per ottenere una gloria cospicua, e ogni strada ha del bello e del buono; ma chi nasce col bernoccolo di fondatore di Riviste letterarie, è scritto che una sola strada batta, a un unico fine intenda, e nessun ostacolo può arrestano.

Per ottenere il suo intento egli respinge con una non mai creduta durezza le braccia mollemente avvinte dei congiunti: né vale che la veneranda madre, l’amabile sposa, le dolci sorelle e gli indifesi pargoli gli si buttino ai piedi per trattenerlo. Passa egli sul corpo della madre e marcia diritto al luogo del noto convegno, dove gli animosi congiurati l’aspettano battendo il piede impaziente. Salgono a confabulare e a discutere. La piazza è li, sotto la finestra, piena di sole e frequente di popoli ignaro, che aspetta d’essere conquistata. Il momento non potrebbe essere più solenne. I giovani fondatori di riviste convengono che fa d’uopo agire subito e senza debolezza. Chi può escludere che nel caffè di faccia, nelle stanze del Circolo, negli ambulacri dell’Università, nella sede della Banca regionale o in una qualunque stanza a parete di questa non si faccia, in questo stesso minuto, il progetto di un’altra Rivista?

Ognuno fa valere il lavoro sbrigato in giornata. Chi ha trovato il titolo, chi ha trovato il sottotitolo, chi il motto; chi ha parlato col tipografo e chi col padrone della cartiera; chi ha parlato collo zincografo, chi collo spedizioniere, chi coll’agente di pubblicità. Il fondatore in capo approva, disapprova, prega e minaccia. Si viene a parlare dell’“indirizzo„ della Rivista. Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Chi la vuole né cotta né cruda, assolutamente originale. Avanguardia o retroguardia? A dire il vero su questo punto i dissensi parrebbero gravissimi e capitali, e i controsensi addirittura feroci. a guardiamoci dai mettere in dubbio che la Rivista possa esser fatta. La Rivista uscirà e il resto non conta. E guardiamoci dal mettere in dubbio il successo. È che i vecchi han paura dei giovani.

Coraggio dunque, sangue freddo, e massima riservatezza. E la collaborazione? e la pubblicità? Allora siamo intesi: intransigenti sì, ma traffichini; acqua in bocca, ma fiato alle trombe.

E se poi suonano altre trombe? — E noi suoneremo le nostre campane! — Il programma, fuori il programma! — “La nostra rivista non vuole essere eccetera eccetera„. Pare che siamo tutti d’accordo su quel che la nostra rivista non vuole essere e non ha da essere: però è certo che bisognerebbe intendersi meglio sull’“essere„. — “Essere o non essere?,, Il chiasso diventa infernale. È lanciata l’idea di fare a meno del programma: bando alle chiacchiere, parlino i fatti. — Eppure un programma ci vuole, c’è sempre voluto. — Passatista! reazionario! Almeno cominciamo dal fare stampare la carta da lettere, intestata, e le buste. — Ah ma il titolo non va, bisogna cambiario, assolutamente. — Un titolo che faccia rumore. — Che faccia paura. — Che imponga rispetto. — Un titolo che dica tutto.— Che non dica nulla. — A due sensi. — A due tagli. — Un titolo che attiri il gran pubblico. — No invece: Che si rivolga ai pochi veramente degni. — Idealista! acchiappanuvole! — Arrivista! buffone! — Calma signori, calma. Oggi come oggi, quale migliore audacia che valorizzare il passato, che riattaccarsi ai grandi del secolo decimonono? — Oggi e sempre, quale più grande vigliaccheria che disconoscere il genio delle nuove possibilità e tarpare le ali di chi si sente nato per volare? — Sì, sì, riattacchiamoci. — Io non mi riattacco. — Ai voti! — Per carità un po’ di calma, signori, e andiamo per ordine. C’è forse modo di conciliare le due tendenze; anzi questa conciliazione costituirà il punto della nostra vera originalità. Chi dice che il modo migliore di riattaccarsi non debba essere proprio quello di decisamente staccarsi? e che non si possa buscar el oriente por el poniente? — Proviamo. — Abbasso i filosofi! — Che c’entrano i filosofi? qui si tratta di stabilire un criterio possibile di scelta per gli scritti, fuori da ogni prevenzione di tendenza e di contenuto. — Gli scrittori si dividono in due grandi classi: scrittori effettivi e scrittori di complemento. Bisogna frustare via gli scrittori di complemento. — Così si fa l’Accademia! — E noi vogliamo l’Accademia! — Basta coi professori! — Basta cogli sgrammaticati! — Chi è che parla di grammatica? Non siamo più dei ragazzi. Abbiamo fatto la guerra. — Che c’entra la guerra? — Imboscati! — Sta zitto pappino. Avete fatto una bella guerra voialtri. — Disfattisti! — Concedente che per fare una rivista letteraria… — Di battaglia! di idee! e abbasso la letteratura! — Concederete… — Nessuna concessione; noi facciamo una Rivista per conto nostro. — È deciso?— È deciso. — Ebbene, ce la vedremo. Da cosa nasce cosa, e da un progetto di Rivista letteraria nascono sempre due progetti di riviste letterarie: senza poi contare che da ciascuno di questi altri due progetti è probabile che ne nascano altri due, e così via discorrendo.

Per questo è difficilissimo dare una risposta, anche approssimativa, alla domanda della giovine donna: “Quanti lumi saranno accesi nel mondo in questo momento?„

Quien sabe?

[da «I Libri del Giorno», a. III, n. 4, (aprile 1920), pp. 175-176]