Kronoteatro, ancora un centro coi Fratelli Dalla Via

 


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di Alfredo Sgarlato – Terzo appuntamento al Teatro Ambra, per la stagione di Kronoteatro, con “Mio figlio era come un padre per me”, di e con Marta e Diego Dalla Via. Sul palco solo alcune cassette per prodotti alimentari, che diventeranno via via un tavolo, un inquietante totem, due croci.

Due fratelli (anche nella vita reale), un’anoressica e un workaholic, vestiti in modo stravagante, si sfidano a un gioco strano, chi mangia più boeri. È il preludio a un folle progetto: eliminare i ricchi genitori, siamo nel Nord-Est, Pietro Maso docet. Inizia così lo spettacolo più riuscito tra quelli, comunque tutti validi, che abbiamo visto quest’anno. Un’impietosa descrizione di una realtà talmente vera da sembrare inverosimile, fatta di spritz, capannoni industriali, riti domenicali in cui chiesa e bar sono un tutt’uno.

Il vostro affezionato cronista ha vissuto in quelle lande e ha riconosciuto perfettamente quei luoghi, quei riti, la parlata che i Fratelli Dalla Via rendono senza esagerare, solo la cadenza e dalla viaqualche espressione dialettale. Un testo breve (forse anche troppo, quando un lavoro funziona ti accorgi se è breve, non se è lungo) e ritmato, molto ben scritto, impreziosito da citazioni colte, Shakespeare, Cioran, ma anche Giovanni Lindo Ferretti, accompagnato da belle musiche post rock, che coglie bene il disagio sociale di un paese in cui la prosperità economica si è accompagnata all’infrangersi dei legami generazionali.

I due attori sono bravi, molto affiatati, lo spettacolo, benché affronti temi difficili ha anche momenti molto divertenti, di nuovo si dimostra come si può far divertire e pensare insieme, senza inseguire le mode e i gusti del pubblico più boccalone. Peccato però che la sala non fosse piena, il maltempo avrà scoraggiato i frequentatori del Teatro Ambra, ma i presenti hanno apprezzato e richiamato più volte gli attori sul palco coi loro applausi. Prossimo appuntamento il 18 marzo con un nome ormai ben noto a noi ingauni, Saverio La Ruina, stavolta con un dialogo e non con un monologo.