Costi di produzione e vendita del basilico, Confagricoltura Liguria: in crisi le piccole-medie imprese

Forte preoccupazione di Confagricoltura Liguria sugli ultimi dati relativi alla ‘forbice’ tra i costi di produzione e quelli di vendita del basilico per le piccole-medie imprese.


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“Ormai per le aziende produttrici della zona di Genova – precisa Confagricoltura Liguria – siamo di fronte ad una vera e propria crisi, paragonabile a quella del latte di cui tanto si parla in questo periodo”.

“Le aziende, genericamente a conduzione familiare ed assai piccole nelle loro dimensioni – secondo un recente studio di Confagricoltura Liguria – vendono il classico mazzetto ad un prezzo medio di 60 centesimi, ovvero ad un ‘valore’ assolutamente insostenibile nella gestione economica dell’azienda. Al mercato generale di Genova il prezzo di vendita al dettaglio oscilla intorno all’euro per ogni singolo mazzetto”.

Un crollo del prezzo di vendita molto simile a quello del latte dunque.

“Se a questo – prosegue Confagricoltura Liguria – si aggiunge che aumenta esponenzialmente la vendita di pesto, ovvero di trasformato, a scapito del fresco, ovvero la mazzeria, si capisce il perchè di una crisi molto forte per le imprese agricole del genovesato che producono basilico”.

“Stiamo parlando – precisa il presidente ligure di Confagricoltura Renato Oldoini – di una parte della produzione che in Liguria è di oltre 170 tonnellate/anno di cui 120 in serra. In Liguria questa coltivazione ricopre circa 40 ettari dei 100 complessivi nel panorama nazionale. Oltre un milione di mazzi – continua Renato Oldoini – per una produzione di alta qualità, ancorchè di nicchia in una frammentazione aziendale che vede coltivare basilico in più di 100 aziende in tutta la Regione, con una superficie media di mezzo ettaro ad azienda per otto addetti ad ettaro”.

“Nel genovesato – sottolinea Andrea Sampietro, direttore di Confagricoltura Liguria – non abbiamo certamente una ‘produzione industriale’ ed il mercato al momento richiede più il pesto rispetto al basilico fresco, il che comporta una perdita media del fatturato per le aziende di Prà e Voltri stimabile in un 20/30 %. Da una ricerca di Confagricoltura Liguria – prosegue Andrea Sampietro – si vede che mediamente la produzione delle aziende della zona è passata dai 120 ai 70 chilogrammi a settimana destinati alla trasformazione, e dai 1000/1200 mazzi prodotti al giorno agli attuali 600 per la vendita come fresco al dettaglio”.

Su questa crisi, quindi, incidono piccole dimensioni strutturali, fattori di produzione e crolli dei prezzi di vendita che costituiscono un mix pericoloso.

Quale soluzione allora?

“La creazione di una rete di trasformazione tra le imprese del genovesato, che a dimensioni molto piccole contrappongono alta qualità ed il fregio del marchio DOP – sottolinea Confagricoltura Liguria – rappresenta l’unica via di soluzione percorribile, dando forza alle imprese e quindi maggiore solidità e penetrazione del mercato tramite un trasformato di alta qualità ottenuto dalla rete, avendo, nel contempo una riduzione dei costi di produzione attraverso, ad esempio, gli acquisti collettivi previsti dal PSR della Regione di prossima attivazione”.

Tutto ciò per consolidare ed espandere un comparto da sempre unico nel panorama agroalimentare ligure e quindi italiano, tanto da valergli la denominazione di origine protetta dell’Unione Europea, che permette al pesto di essere davvero uno degli ambasciatori del “Made in Liguria & in Italy” più apprezzati.