Cia Liguria: “forte preoccupazione sul piano casa, necessarie significative modifiche”

Con una lettera indirizzata al presidente della Commissione Aldo Alberto presidente Cia LiguriaTerritorio e Ambiente della Regione Liguria, Andrea Costa, e ai capigruppo in Consiglio regionale, CIA Liguria ha portato all’attenzione della Regione le proprie osservazioni al Piano casa (DDL. n. 26 “Modifiche alla Legge Regionale 3 novembre 2009, n. 49). La Confederazione Italiana agricoltori chiede significative modifiche al testo per evitare ogni incentivo a un ulteriore consumo di suolo agricolo, che sarebbe controproducente per il settore e per un nuovo modello di organizzazione economica verso il quale è opportuno tendere.


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“La nostra regione – interviene Aldo Alberto, presidente CIA Liguria – , anche per effetto della propria conformazione, è quella che ha maggiormente ha utilizzato il “suolo agricolo” per altri usi, determinando una situazione di fortissima competizione sull’uso che ha penalizzato fortemente lo sviluppo dell’imprenditoria agricola. Non si registra in Liguria un’insufficienza di volumetrie, né destinabili alla residenza né ad altro uso. Inoltre il settore agricolo, con norme specifiche, ha fatto proprie le possibilità di trasformazione di volumetrie esistenti per realizzare attività complementari all’impresa agricola, ad esempio gli agriturismi e le attività di agricoltura sociale”.

CIA Liguria ha avanzato osservazioni specifiche sul testo degli articoli 3, 6 e 7 del Piano Casa:
ART. 3 – La premialità pare assai consistente, CIA riterrebbe opportuna una rivisitazione inserendo meccanismi che favoriscono gli incrementi premiali per chi opera accorpando volumi e riducendo i benefici per chi opera frazionandoli in più edifici.
ART. 6 – La norma suscita forti perplessità, in particolare nella parte in cui consente il trasferimento in zone urbanistiche diverse purché edificabili (in sostanza tutte) e consente la gestione dei volumi, attraverso la realizzazione di più edifici.
 CIA ritiene la norma molto pericolosa per le aree agricole, ed in generale un incentivo alla promozione dell’“insediamento diffuso”.
ART. 7 – CIA esprime le stesse preoccupazioni dell’art. 6, ulteriormente aggravate per le potenziali volumetrie interessate. Inoltre, pur trattandosi di volumi a uso produttivo, non è escluso il possibile cambio d’uso a residenziale, favorendo l’effetto moltiplicatore di potenziali edifici diffusi sul territorio. A tal proposito CIA propone di emendare il testo inserendo nell’articolato:
– la definizione di un numero massimo di edifici che possono essere realizzati (non più di due);
– l’esclusione delle aree agricole produttive e delle aree agricole di presidio ambientale, dalla possibilità di ricevere volumetrie provenienti da altre zone;
– nelle aree agricole, rendere possibile l’applicazione della norma utilizzando volumetrie provenienti esclusivamente, da aree aventi stessa destinazione urbanistica

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In questa fase ove si sta avviando con fatica il PSR 2014-2020 – conclude Aldo Alberto – , che punta ad una crescita dimensionale delle imprese agricole. Inserire norme che possono favorire la crescita della competizione sulla destinazione delle aree agricole pare contraddittorio e controproducente, anche con le stesse precedenti disposizioni della Regione quali da esempio la Banca della Terra, strumento nato per favorire la mobilità dei terreni agricoli ed un loro recupero produttivo. 
La realizzazione di nuovi volumi e la stessa demolizione di altri esistenti non producono mai la “restituzione” all’uso agricolo delle superfici in precedenza insediate, pertanto per l’agricoltura operazioni di questa natura finiscono per essere sempre e comunque operazioni con il segno negativo”.