Il Corsara si tinge… di giallo! Quando la vendetta è dolce come il miele, di Laura Sergi (3)

Dopo le puntate di sabato e lunedì, per i cari lettori amanti del giallo l’attesa si conclude con la terza parte del nuovo racconto fantasy di Laura Sergi, nostra collaboratrice Corsara, che aveva già aperto questa rubrica con ‘L’incompiuta’, pubblicato sull’Antologia ‘Giallo d’arte’. La nostra giornalista ha già al suo attivo tre libri, di cui il romanzo giallo ‘Mi chiamo Tonino Bellotto – Correva un autunno negli anni ottanta…’ si è classificato al quinto posto ex-aequo all’undicesima edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa ‘Insieme nel mondo’. Un altro suo racconto, ‘La figurina mancante’, è risultato finalista al Premio Letterario Nazionale ‘Giallo in cantina 2013’. Buona lettura!

Quando la vendetta è dolce come il miele / 3 (fine)

di Laura Sergi

Anche il piccolo Marcello De Corvi è morto, di notte, con una finestra miele apispalancata, per uno sciame d’api impazzito, e i suoi sono disperati. Il paese si divide in due: è la maledizione del vecchio Uccio, dicono alcuni, perché c’è sempre un’ape morta in questa storia che si ripete incessante, sempre un vasetto di miele rotto in giardino. È solo un caso, dicono gli altri; nel terzo millennio non si può credere ancora a queste cose. E poi… avete visto come sta male il vecchio Pietro?


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È vero: il vecchio Pietro sta sempre più con le mani inguantate, a contatto con le sue api, e parla loro, cerca di tranquillizzarle. Sentono, dice l’apicultore, che delle loro amiche l’hanno fatta grossa. E in paese chi crede alle maledizioni ora chiede che le api siano messe a morte, e organizza una raccolta di firme, mentre i nonni stringono a sé la loro ultima nipotina, che la nuora, irremovibile, vuole riportare a casa, subito dopo il funerale del piccolo Marcello.

‘Non ti vedrò più?’, mormora il vecchio Pietro, con il fazzoletto in mano e la voce roca, nel punto dove la recinzione avrebbe bisogno di una sistemata. E la piccola Adelina risponde: ‘Grazie per tutto il miele che ci hai regalato, quest’estate! Ora, in città, non me ne faranno più mangiare…’.

‘Tieni, piccola!’, dice il vecchio, mentre le passa un piccolo vasetto di leccornia. ‘Lo gusterai la notte, poco per volta… Ricordati di lasciare aperta la finestra, perché il caldo gli fa male…’.

La piccola Adelina si allontana, inciampa e il vasetto le sfugge di mano: il miele si allarga, a poco a poco, in una grande macchia e, al centro, sta un’ape morta, presto attorniata dalle formiche. È un richiamo per le api che fuggono precipitose da una delle arnie del vicino giardino, e vanno a cercare l’amica, fanno lunghi giri attorno al suo corpicino, e poi si indirizzano verso la bambina e la colpiscono implacabilmente. Quindi ritornano all’arnia.

‘Brave ragazze’, le accoglie il vecchio Pietro. ‘Brave, brave!’. E le accarezza, le prende sulle dita con una delicatezza indicibile, come se avesse tra le mani dei pistilli di fiore. ‘Ora non ci sono più nipoti, ora la vendetta si è compiuta! Presto la villa sarà venduta e, con la nomea che ha, l’acquisteremo a poco prezzo, e con essa tutti i terreni intorno, e ci rifaremo del furto compiuto al bisnonno. Così farò per voi tante case in più, e avrete tante altre amiche, e le vostre arnie saranno le più belle mai viste, il vostro miele il più pregiato, grazie!, grazie!, grazie!’.

Il vecchio Pietro piange, mentre le urla dalla casa patrizia fanno ripiombare nel terrore il paese, le telefonate si sommano alle telefonate, ma più nulla si può fare per il piccolo corpicino.
Si dirige in cantina, apre un cofanetto dove stanno una decina di api morte, raccolte dal padre Uccio nelle escursioni notturne nei giardini dei De Corvi, al tempo in cui passavano il pomeriggio ad ammazzarle e a sbeffeggiarli, e da alcune arnie in giardino sciami d’api si riversavano anch’esse in cantina, attraversando le sbarre della finestrella, e facendo lunghi giri attorno alle loro amiche d’un tempo.

‘Non ci sono più gli ultimi discendenti di coloro che hanno fatto loro del male!, non ci sono più!, ormai sono morti tutti!’, dice il vecchio Pietro sottovoce, e le api più grosse escono via via dall’umida cantina rasserenate, e seguite dalla loro schiera di fedelissime.

Lo attendono impazienti in giardino, mentre Pietro si avvicina a una pala, e fa un piccolo buco nel terreno, per deporvi il corpo di quegli ultimi esserini che ha portato con sé. Poi, in un sol colpo, rientrano tutte nelle arnie, mentre le ambulanze e le sirene della polizia si sentono ormai giungere in paese.

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