di Alfredo Sgarlato – Si è conclusa l’undicesima edizione del Premio Nazionale Città di Loano per la Musica Tradizionale Italiana, ideato da La Compagnia dei Curiosi, in collaborazione col Comune di Loano, e il contributo della Fondazione De Mari, con altre due serate che, come era successo venerdì con Renat Sette ed Elva Lutza, hanno stregato il folto pubblico di appassionati – di musica di ogni genere, non solo quella popolare – che nelle tre serate ha gremito la sala consiliare di Palazzo Doria.
Sabato pomeriggio prologo alla Biblioteca Civica: Nando Citarella, intervistato da Salvatore Esposito di Blogfolk, ha raccontato la nascita del suo disco “Mozart a sud di Napoli”. L’estroso artista ha anche cantato, recitato, e narrato gustosi aneddoti, come la propria personale scoperta del repertorio mozartiano, grazie a due giostrai che, potendo ascoltare le prove d’opera grazie a un cugino usciere, riproponevano nelle piazze le arie tradotte in napoletano, con Leporello che diventava Pulcinella.
La seconda serata si apre col premio alla carriera a Luigi Lai, suonatore di “launeddas”, ovvero la tipica zampogna sarda, che si suona con la tecnica della respirazione circolare. Lai quindi si produce in un a solo di una decina di minuti, il pubblico va in visibilio per la bravura del musicista, che esegue ancora un paio di brani accompagnato da Mauro Palmas al mandolino ed Elena Ledda alla voce. Quindi l’Orchestra Bottoni, seconda classificata al premio, una formazione con ben otto organetti, capitanati dal solista Alessandro D’Alessandro, con la cantante Antonella Costanzo e una validissima sezione ritmica, Mario Mazzenga al basso e Raffaele di Fenza alla batteria.
Il gruppo apre con una bella rivisitazione di “Campagna”, di Napoli Centrale, molto apprezzata da chi, come chi scrive, frequenta il mondo della musica ormai da tantissimi anni, poi si lancia in una serie di brani ritmati e coinvolgenti, dalla tradizione italiana a quella klezmer. La voce della Costanzo è potente e grintosa, unita ad un’ottima capacità di tenere il palco, D’Alessandro improvvisa con eleganza, anche usando l’effetto wah wah, i due ritmi passano con disinvoltura dai tempi jazzati a quelli funky al reggae, con un bel suono morbido del basso. Il pubblico sottolinea con calorosi applausi la prestazione dell’Orchestra. Il gruppo chiama anche sul palco gli altri musicisti presenti in sala, Palmas, Citarella, Lai, Tesi, e il richiestissimo bis, un saltarello, diventa una divertente jam session.
Chiusura domenica coi vincitori del premio, Riccardo Tesi e Banditaliana, ovvero Maurizio Geri alla chitarra, Gigi Biolcati alle percussioni e Michele Marini sax e clarinetti, il cui disco “Maggio” è stato votato miglior disco del 2014. Anche Banditaliana alterna composizioni proprie e brani tradizionali, viene omaggiata Caterina Bueno, con una filastrocca accompagnata solo da percussioni e con la canzone a lei dedicata da Francesco De Gregori. La musica è molto raffinata, le melodie sanno di Africa, Mediterraneo, Brasile. Il tocco gentile di Tesi all’organetto duetta con Geri e Marini sulle poliritmie di Biolcati, musicisti a loro agio con atmosfere sia etniche, che jazzate, che più vicine alle tradizioni della provincia italiana, creando così una musica senza confini.
Oggi non ha senso suonare una musica appiattita sulla tradizione propriamente detta, del resto chi conosce la storia della musica sa come ritmi, stili e strumenti hanno sempre viaggiato contaminandosi. Questo è avvenuto con il concerto di Riccardo Tesi e Banditaliana, così come con i due precedenti: un viaggio nel tempo e per il mondo, come è possibile fare grazie alla musica. Ancora una volta un festival di altissima qualità, che ha emozionato il pubblico presente.
*Foto di Andrea Pino, Alessandro Mazzitelli e Sandro Immordino