Legge elettorale, saltata l’abolizione del listino: polemiche nel parlamentino ligure

Nessuna modifica, per la Liguria resta in vigore l’attuale legge elettorale: la Palazzo Regione Liguria scritta  fp1 x00proposta di legge 363, che prevedeva alcune modifiche alla legge elettorale in vigore, ieri infatti non ha raggiunto il quorum richiesto di 27 voti, la maggioranza qualificata richiesta per il cambiamento. Il provvedimento ha ottenuto in Consiglio regionale solo 19 voti a favore (Pd, Federazione della sinistra, Udc, Percorsi di Liguria) 3 contrari (Ezio Chiesa di Liguria Cambia, Gino Garibaldi e Alessio Saso di Area Popolare) e 2 astenuti Alessandro Benzi e Andrea Stimamiglio (Gruppo misto).

Prima di questa votazione, era stato approvato dal centrosinistra un sub emendamento proposto da Andrea Stimamiglio (Gruppo misto) che prevedeva la preferenza di genere, cioè il voto con preferenze distinte fra maschi e femmine. L’approvazione di tale emendamento ha provocato la reazione delle opposizioni di centro destra (Forza Italia, Area Popolare, Liste Biasotti), che hanno conseguentemente respinto l’emendamento Stimamiglio sostitutivo dell’intera legge elettorale che avrebbe abolito il listino.

Decaduta questa proposta è stato allora votata la proposta di legge così come era stata approvata dalla commissione con soli 19 voti a favore contro i 27 previsti dallo Statuto.

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Nel dibattito del primo pomeriggio, prima dell’interruzione richiesta dal capogruppo del Pd Antonino Miceli per cercare un accordo su un testo condiviso, ci sono stati una lunga serie di interventi:

Luigi Morgillo (Liguria Libera) ha affermato che in discussione «non è una legge che conviene ai liguri ma al Pd. Non prendiamoci in giro – ha commentato – in aula si sentono nobili affermazioni, ma poi c’è chi esamina precise proiezioni, per capire cosa è più conveniente al Pd». Morgillo ha ricordato che di legge elettorale si parla da tempo, ma il percorso si è impantanato più volte. E i tempi sono oramai strettissimi. «Giunti a questo punto, un collega del Pd mi ha proposto una soluzione tesa unicamente ad eliminare l’odioso listino. A fronte di questa richiesta siamo arrivati in commissione e ci siamo trovati di fronte alla proposta fatta di Ferrando che, però, è stata poi ritirata. Ce n’erano altre tre fatte dalla maggioranza. Il mio pragmatismo, pur di eliminare il listino, mi porta verso la proposta più vicina a quella presentata a suo tempo da Ferrando». Ha quindi puntualizzato: «Se veramente vogliamo eliminare i cooptati, prima di affrontare la tornata elettorale, occorre votare l’emendamento di Stimamiglio: possono così esserci i numeri per uscire di qui con un risultato concreto». Ha concluso: «O c’è il tentativo di una mediazione, oppure ancora una volta ci sarà un nulla di fatto ed uno scaricabarile».

Angelo Barbero (Gruppo Misto) ha innanzitutto sottolineato il proprio impegno per far riaprire il dibattito sulla legge elettorale: «Credo di essere facilitato dal fatto che non mi ricandiderò». Ha quindi ricordato che si discutono due differenti proposte. Una più organica, presentata dal Pd, ed un emendamento di Stimamiglio ed altri, firmato anche dallo stesso Barbero. Entrambe eliminano il listino – ha detto – ma la proposta del Pd favorisce i grossi partiti rispetto ai più piccoli. Stimamiglio, invece, cerca di correggere questo effetto: il partito di maggioranza non farebbe più la parte del leone». Si è quindi espresso favorevolmente sull’emendamento Stimamiglio «ma – ha puntualizzato – se la proposta del Pd avesse 26 voti, la voterei anch’io. Mi asterrò, perché non ha comunque i 26 voti necessari».

Per Alessio Saso (Area Popolare) la discussione che c’è stata sulla legge elettorale «appartiene al mondo del teatro». Ha quindi criticato chi, in nome del “politicamente corretto” assume determinate posizioni pubblicamente, in realtà poi smentite in privato. A tal proposito, in merito al listino, ha detto: «Credo sia un ottimo strumento», sottolineando che chi viene scelto per farne parte di solito ha ottime qualità politiche. Ha aggiunto che il listino consentiva di “ridimensionare” il potere del partito più forte, il quale con il listino ha la possibilità di stringere accordi. Saso ha sottolineato che non esistono leggi elettorali “neutre”, ma che tutte tendono ad avvantaggiare o a non avvantaggiare uno schieramento e ha concluso ricordando che nessuna delle due opzioni in discussione avrebbe avuto i numeri per essere approvate. «Si sta facendo del teatro», ha ribadito, annunciando, quindi, il voto contrario ad entrambe.

Roberto Bagnasco (FI) ha aggiunto: «Siamo al teatro, ma di provincia».Bagnascoha detto di essere «contrario sia alla proposta originale del Pd che alla correzione proposta da Stimamiglio. Il mio obiettivo non è dare una lezione al Pd bocciando la sua proposta, ma è assolutamente incomprensibile approvare una legge elettorale a pochi giorni dal termine della legislatura. In quanto alla preferenza di genere, credo fortemente che quello di dividere uomini e donne e metterli in una gabbia offende gli uni o gli altri, in questo caso le donne».

Valter Ferrando (Pd) ha ricordato la propria battaglia politica a favore dell’abolizione del listino ricordato il maxi emendamento che aveva presentato in tal senso, sostitutivo dell’intera legge e ha ribadito: «Lasciamo la legge elettorale com’è e togliamo il listino». Ferrando ha poi stigmatizzato il fatto che al suo semplicissimo emendamento si erano aggiunti sub emendamenti con lo scopo recondito di bloccare ogni possibile cambiamento.

Patrizia Muratore (Percorsi in Liguria): «Ci sono stati cinque anni – ha detto – per fare una cosa onorevole eppure non condivido nessuno dei due disegni di legge presentati. Questo sistema porta a un governo monocolore ma non è detto che questo sia una garanzia di governabilità». Secondo Muratore «l’eliminazione del listino potrebbe essere un vantaggio». In quanto alla parità di genere, Muratore ha detto: «Se in questo Consiglio la proporzione donne uomini fosse stata inversa, la legge elettorale sarebbe stata fatta.Noi donne in Consiglio siamo 4 contro 36 uomini ma nella società reale siamo più degli uomini. C’è un problema di rappresentanza che va affrontato».

Marco Melgrati (FI) ha sostenuto che a pochi giorni dalle elezioni non si può approvare una legge elettoraleche possa rischiare di venire impugnata con la conseguenza che si porterebbe arrivare all’invalidazione delle elezioni stesse. «La proposta di legge del Pd relativamente alla preferenza di genere – ha aggiunto – È sperequativa nei confronti degli uomini, le donne ormai sono il sesso forte e non ci devono corsie preferenziali. Se questa legge non arriverà ad avere una maggioranza con il listino o senza listino il problema della governabilità non cambia. La Paita ha promesso a 100 persone di essere nel listino e i posti sono solo 6». Il consigliere ha proposto di riprendere l’emendamento Ferrando (poi ritirato,ndr) che stabiliva l’abolizione del listino: «Riesumiamo l’emendamento Ferrando e togliamo il listino, che non cambia nulla, ma all’esterno daremo un’immagine di qualità che nessuno si aspetta».

Aldo Siri (Liste civiche Biasotti per il presidente) si è associato alla proposta di Melgrati di sospendere la seduta per verificare la possibilità di riprendere e approvare l’emendamento Ferrando sull’abolizione del listino. «L’impegno comune sull’emendamento Ferrando può ridare dignità all’assemblea».

Lorenzo Pellerano (Liguria Libera) si è rivolto al Pd: «Il Pd non ha i numeri per imporre una linea e quindi deve trovare una mediazione. Oggi – ha aggiunto – abbiamo la possibilità di abolire il listino, che è uno degli obbiettivi del partito di maggioranza e se, invece, il Pd decide di non abolire il listino allora questo è stato solo un teatro e verrà fuori. La proposta di Melgrati sul voto all’emendamento Ferrando è buona, se il Pd si sfila la responsabilità è solo del Pd, quindi prendiamoci questa pausa di riflessione».

Giancarlo Manti (Pd) ha invitato a non demonizzare il listino: «Quando noi focalizziamo il discorso, anche per motivi propagandistici, sull’abolizione listino non cogliamo il senso delle proposte fatte che mirano al principio della governabilità». Manti ha difeso l’introduzione della doppia preferenza di genere, che «deriva da principio di rappresentanza introdotto anche nelle riforme approvate dal Parlamento» e ha invitato l’Assemblea a trovare il consenso dei 27 voti necessari sulla proposta del Pd.

Ezio Chiesa (Liguria Cambia) ha rilevato: «Se tutti siamo d’accordo sull’abolizione del listino, si pone il problema su come si attribuiscono i seggi e ci possono essere soluzioni diverse: il problema è se il partito maggiore pensa di dover fare ancora una coalizione o se pensa di correre da solo. Credo che le formazioni più piccole – ha aggiunto – hanno fatto un sforzo enorme con l’emendamento presentato da Stimamglio»

Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) ha definito la seduta una commedia: «Si vuole fare una legge elettorale ma così andremmo a votare non avendo la certezza che quella legge sia in vigore. Noi qui – ha aggiunto – stiamo perdendo tempo in una discussione mentre i cittadini liguri hanno ben altri problemi legati all’assistenza sanitaria e ai trasporti. Ci saremmo aspettati su questi temi così rilevanti, come la riforma elettorale, un accordo politico che la maggioranza non è stata in grado di sostenere».

1 Commento

  1. Emendare una proposta semplice e trasparente come quella di Ferrando di abolire il VERGOGNOSO LISTINO, FINO AL PUNTO DI FARLA DIVENTARE DI PARTE( PD) e INVOTABILE DALLA MINORANZA PERCHE’ TROPPO PROTESA AD AGEVOLARE UNA SOLA PARTE PER POI USCRIE SUI GIORNALI E DIRE RETORICAMENTE CHE LA COLPA E’ DI FORZA ITALIA E DELLA MINORANZA (salvo però godere del listino utilissimo a tutte le manegge elettorali già aviate…).
    Brava Redazione a proporre un report superpartes che non dà spazio alle vergognose rivendicazioni postume che offendono l’intelligenza dei cittadini.
    Al peggio non c’è limite.
    Disgustoso.

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